Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono?
Mi chiamo Giuseppe Corrente, ho venticinque anni e sono di Minturno, un piccolo paese in provincia di Latina. Nella vita, principalmente, studio ingegneria ma affianco a questo impegno universitario la passione per la fotografia, che è entrata nella mia vita sette anni fa ed ora ne è parte integrante.
Da piccolo cosa sognavi di fare?
Ho sempre avuto mille passioni e, di conseguenza, svariati sogni.
Da piccoli speriamo l’impossibile per poi realizzare che bisogna focalizzarsi su determinate cose ed avere delle certezze. Uno dei miei sogni più grandi era diventare campione di nuoto. Un sogno tanto bello quanto impossibile per motivi più grandi di me.
Oggi, posso dire con certezza che tutti quei sogni mi hanno reso quello che sono.
La prima foto che hai scattato?
Non lo ricordo precisamente.
Probabilmente, ho fotografato le nuvole dalla finestra della mia camera. Avevo appena comprato la mia prima reflex (una Canon 1100D) ed ero talmente entusiasta di questo acquisto che ho voluto provarlo subito, senza neanche uscire di casa.
Ci tengo davvero tanto a precisare che il mio percorso nella fotografia è stato segnato da una svolta importante, ovvero il momento in cui ho capito cosa mi piaceva fare veramente: i ritratti. Da quel momento è iniziata una nuova storia d’amore. Il mio primo ritratto risale al 16 novembre 2014 e l’allora modella è diventata per me, oggi, una sorella.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché?
In primis, mi ispiro a Roberta Beneduce, la fotografa che mi ha fatto innamorare dei ritratti e che mi ha insegnato davvero molto. Trovo che non solo sia una bravissima professionista ma anche una persona eccezionale.
Inoltre, è doveroso citare anche un altro fotografo di fama internazionale: Alessandro Di Cicco. Anche a lui devo molto, infatti si è sempre mostrato molto disponibile nei miei confronti, rivelandosi non solo un maestro di fotografia ma anche un amico fidato.
Ultimi, ma non per importanza: Dani Diamond e Alessio Albi. Due grandi ritrattisti con stili completamente differenti.
Cosa non è per te la fotografia?
Bella domanda.
Non è fotografia tutto ciò che esula da ciò che amo di questo mondo.
Non è fotografia tutto ciò che non viene fatto per raccontare, trasmettere o dar valore a qualcosa o a qualcuno.
La fotografia è arte. E sono consapevole che è un’arte soggettiva della quale, ovviamente, bisogna essere padroni.
Purtroppo al giorno d’oggi molto facilmente ci si definisce fotografi; basta comprare una reflex e dilettarsi con qualche scatto. Io mi discosto da queste persone quasi quanto da quei “fotografi” (e lo scrivo tra virgolette perché non li reputo tali) che fanno richieste e lavori con fini non fotografici.
Qual è la sfida di ogni scatto?
Trasmettere qualcosa: questa è la sfida di ogni scatto.
E, chiaramente, per me che sono ritrattista un’ulteriore sfida è quella di valorizzare la persona che si ha davanti. Infatti, come mi ha insegnato la mia maestra, tutti possono essere fotografati ed io cerco sempre di dimostrare che questo è vero.
Che cos’è la curiosità?
Per rispondere a questa domanda non posso non citare Pascoli: grande poeta italiano. Egli, infatti, con “il fanciullino” vuole rappresentare quella natura pura, ingenua ed innocente che, nella psicologia di un individuo, può conservarsi anche in età avanzata.
Ho fatto riferimento a questo concetto perché, per me, la curiosità è vedere tutto ciò che ci circonda con gli occhi e lo spirito di un bambino, che rispetto ad un adulto prova più interesse per ciò che non conosce ancora ed è capace di notare quei dettagli che, altrimenti, sarebbero trascurati.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare?
Sinceramente mi piacerebbe fotografare chiunque possa aiutarmi a crescere ancor di più.
Evito di fare un elenco ma ci sono persone straordinarie dalle quali potrei imparare davvero tanto.
Qual è il tuo prossimo progetto?
Avevo tanti progetti interessanti sui quali stavo lavorando da tempo. Purtroppo, però, non è facile portarli avanti in questo periodo. Stavo pensando a shooting con modelle di altre regioni, anche del nord, ma attualmente è impossibile
Ovviamente non mi fermo, con la speranza di poter tornare a scattare il prima possibile. Perché questo è ciò che amo e che mi fa stare davvero bene.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Direi per ora ho avuto varie fasi.
All’inizio mi sembrava tutto bello. Poi mi sono sentito un paesaggista ed ora, ho scoperto di essere ritrattista. Quest’ultima a sua volta è suddivisa in varie sottofasi che sottolineano una crescita costante.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
Per un ritrattista la difficoltà maggiore è quella di trovare i soggetti giusti, soprattutto se si vive in piccoli paesi.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Ho avuto molte esperienze importanti nell’ambito fotografico e spero di averne tante altre in un futuro prossimo.
Molto probabilmente, la più importante è stata la partecipazione ad un corso di fotografia durante il quale ho potuto conoscere e imparare tanto da fotografi professionisti e confrontarmi con chi aveva la mia stessa passione.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Una fotocamera, un obiettivo, tanta pazienza e capacità di non farsi trovare impreparati.
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Innanzitutto, c’è bisogno che si instauri un rapporto di fiducia tra chi è dietro la fotocamera e chi è avanti. Io sono solito parlare con le persone a cui scatto, cerco di metterle a proprio agio soprattutto se sono persone senza esperienza nel campo. Di solito, inizio facendo un po’ di scatti per poi mostrarli al soggetto e far si che pian piano si sciolga.
Cosa ha influenzato il tuo stile?
Sicuramente le persone a cui mi ispiro e il mio pensiero.
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare?
Purtroppo i problemi non mancano.
Io, ad esempio, essendo ritrattista, sono molto vincolato dalla luce poiché amo che sia naturale.
Purtroppo, un altro problema è legato alla disponibilità della persona da ritrarre.
Ovviamente questi piccoli problemi, sono amplificati in questo periodo. Però, pian piano e con le giuste accortezze, riprenderò. Prima di tutto c’è la nostra salute e quella delle persone a cui teniamo o con cui lavoriamo.
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
La prima volta che dei carabinieri mi hanno chiesto i documenti non ero alla guida di una macchina ma nei pressi della caserma. Infatti, con l’amico con cui è iniziata questa esperienza, stavamo scattando lunghe esposizioni. Il capitano si è insospettito e ha mandato una pattuglia. Ovviamente, anche loro sono rimasti sorpresi dalla mia passione.
In Conclusione, vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto in questo percorso e che continuano a farlo.
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