Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
Mi chiamo Andrea Sgariglia, mi sono dato da solo il nome d’arte Vander essendo appassionato anche di musica, in omaggio al batterista francese Christian Vander, leader dei Magma. L’ho scelto anche perché “suona bene” ed è quasi l’anagramma del mio nome. Da qualche anno mi sto appassionando seriamente alla fotografia con l’augurio che questa passione possa crescere con lo stimolo e l’esperienza.
Da piccolo cosa sognavi di fare?
Sicuramente il musicista. La musica è stata sempre una mia passione, oltre ad ascoltarne molta mi sono sempre dilettato a suonare la batteria. Ho suonato in alcune band e tuttora mi ritrovo con gli amici per fare un po’ di casino. Non è mai diventata una professione. La fotografia è emersa da poco anche se oltre alla musica sono sempre stato attratto dalle immagini.
La prima foto che hai scattato?
La prima foto non ricordo esattamente, ricordo che in occasioni di vacanza o di svago mi è sempre piaciuto portare con me una fotocamera, di quelle automatiche a rullino che mi facevo prestare da mia sorella. La passione è rimasta sottopelle per diversi anni e poi è venuta fuori in maniera dinamica.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché ?
Ne sono molti, ogni giorno tramite il web ne scopro di nuovi, sia attuali che della vecchia guardia. Se devo citarne alcuni direi
Steve Mc Curry perché i suoi scatti sono superlativi e accattivanti e per tutto il lavoro che c’è dietro ogni suo scatto o reportage.
Alex Webb per il suo modo di essere sempre in bilico tra il caos e la perfezione.
Franco Fontana per la sua essenzialità e la valorizzazione delle forme e dei colori.
Salgado per la sua umanità e per i suoi bianco e neri superlativi.
Poi, ripeto, ce ne sono molti altri che scopro strada facendo, mi considero molto eclettico e i miei gusti e la mia ricerca possono variare giorno per giorno.
Cosa non è per te la fotografia ?
Non è soltanto prendere like o dire: guardate sono stato qui! È qualcosa di più profondo che non so spiegare in parole.
Qual e` la sfida di ogni scatto?
Andare sempre in profondità, appunto. Per adesso sono concentrato sul versante tecnico. Sento ancora che ho molto da imparare tecnicamente ma la sfida più importante è quella di lasciare un segno sia a se stessi e chi ne fruisce. La sfida è riuscire a comunicare qualcosa, emozionare ed emozionarsi.
Che cos’è la curiosità?
La curiosità è il sale della vita, il motore dell’ispirazione, il gusto della scoperta, l’altra faccia del mistero.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Mi piacerebbe fotografare molte cose, nuove città, paesaggi, persone, animale, oggetti, contesti urbani. Tutto e tutti. Da buon curioso ho ancora molto da esplorare.
Qual e` il tuo prossimo progetto?
Avere un progetto ben definito, per adesso improvviso.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Posso definirmi un autodidatta, ho partecipato a qualche corso o workshop ma l’esperienza sul campo è fondamentale per crescere nonostante ci sia il bisogno di attingere a chi ne sa di più e potrebbe dare una mano. Leggo molti libri, sia didattici sia di fotografi. Attualmente cerco di imparare molto dai miei predecessori cercando di attuare ciò che viene osservato.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Penso sia necessaria una discreta preparazione e soprattutto molta audacia.
Cosa ha influenzato il tuo stile?
Prendo in prestito un aforisma di Ansel Adams: Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito e le persone che hai amato.
La fotografia è uno specchio, anche se uso una mirrorless