-Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
Mi Chiamo Valentino Stassano, ho 31 anni e sono della Provincia di Salerno… Fotografo “un po’ di tutto” anche se nasco e mi sono specializzato come fotografo di Matrimoni. Ho seguito la scia di mio padre, che esercita questo lavoro da più di 30 anni. In questo mondo ci sono nato, ho iniziato praticamente a camminare districandomi tra i cavalletti e le macchine fotografiche di papà, lasciate in ogni angolo di casa.
-Da piccolo cosa sognavi di fare?
Bella domanda… Mia mamma mi dice sempre che all’età di 5 anni prendevo una lattina di CocaCola e la avvicinavo agli occhi, puntandola verso tutti a mo’ di macchina fotografica.
Volevo imitare mio padre, il mio eroe! Segno del destino? Non lo so… so solo che lui ha voluto sempre tenermi lontano da questo lavoro… Il mondo dei matrimoni, per chi opera nel settore, porta con se un sacco di rinunce.
Tanto tempo sottratto alla famiglia e agli affetti.
Lui voleva che io prendessi una strada diversa, ed è quello che ho fatto, fino al momento in cui mi sono reso conto che la fotografia mi stava “chiamando”.
Così da qualche lavoretto come assistente, per impegnarmi soprattutto d’estate, mi sono ritrovato catapultato in un mondo che conoscevo di riflesso, a metà.
Un mondo che vedevo dall’esterno, attraverso gli occhi e i lavori di mio padre.
Un mondo che mi ha affascinato e mi affascina tutt’oggi.
Un mondo in cui mi sento accettato.
Un mondo in cui riesco ad esprimere quello che provo e che mi ha permesso di dare una forma tangibile alle mie sensazioni.
-La prima foto che hai scattato?
A mia sorella, sotto l’albero di Natale, diversi anni fa!
Conservo gelosamente quell’immagine, perchè per me ha significato l’inizio di un percorso e perchè Annamaria è diventata poi la protagonista di tanti miei scatti e di altrettanti progetti fotografici che ho portato avanti in questi 11 anni.
-Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?
Da cerimonialista, il mio punto di riferimento è stato ed è tuttora Sergey Ivanov.
Ho sempre adorato il suo modo di “dipingere” le fotografie.
Trovo che tutta questa magia, si leghi perfettamente a quello che per ogni sposa non è un giorno qualunque, ma una vera e propria favola e mi piace l’idea che ogni coppia, riguardandosi dopo tanti anni, possa ricordarsi che qualcosa di bello può esistere, al di la’ di ogni difficoltà.
Al di fuori del contesto “cerimonie” invece, un altro artista che ha avuto una forte influenza sulla mia crescita e che mi ha ispirato in diversi progetti fotografici (es. Clouds Project) è Chema Madoz, fotografo surrealista spagnolo.
Creatività, tecnica, sensibilità disarmanti.
Vi consiglio di dare un’occhiata alle sue opere.
-Cosa non è per te la fotografia ?
L’assenza di ricerca, il sentirsi già “arrivati” ad un traguardo che in realtà dovrebbe spostarsi sempre di un metro, per ogni metro percorso.
-Qual e` la sfida di ogni scatto?
Farmelo piacere per almeno 30 giorni!
Sono molto, forse troppo autocritico, nei miei confronti.
-Che cos’e` la curiosita`?
La voglia di sperimentare, il bisogno di ricercare, la necessità di non fermarsi mai troppo tempo nello stesso luogo.
La curiosità è ciò che mi permette di reinventarmi giorno dopo giorno… è la conferma che la mia passione non si è spenta, che quella fiammella continua ad ardere.
In un certo senso, per un artista, la curiosità è vita.
-Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Cercherò di essere meno sdolcinato possibile, ma non vedo l’ora di poter fotografare mio figlio, che nascerà a Settembre.
-Qual e` il tuo prossimo progetto?
In realtà, con due amici/colleghi di Salerno, abbiamo in progetto dei Workshop sulla fotografia di Matrimonio.
Quest’anno abbiamo avuto il piacere di organizzarne uno a Salerno che ha avuto un esito e delle recensioni molto positive. Doveva essere il primo di quattro corsi previsti per il 2020, ma abbiamo dovuto mettere in pausa questa idea, in seguito al brutto periodo storico che stiamo vivendo.
Tuttavia stiamo prendendo in considerazione la possibilità di inserirci nel mondo della formazione online.
-Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Per me la fotografia non è solo tecnicismo, ho sempre avuto una concezione molto poetica di quest’arte. Ansel Adams diceva che: “Tu non fai una fotografia solo con la macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, e le persone che hai amato.”
Ecco, più che tappe, credo che siano le esperienze di vita a definire la personalità artistica di un fotografo.
Non fraintendetemi, non sto dicendo che non bisogna studiare, anzi… Per me non esiste l’ultimo libro, l’ultimo corso o l’ultimo confronto.
Ma ho sempre pensato che la tecnica prima o poi si impari.
Il resto invece, dobbiamo mettercelo noi
-Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
Principalmente imparare a gestire la mia emotività, che mi ha portato spesso ad essere troppo duro e critico nei miei confronti e a mettere in discussione le mie capacità.
In realtà è una difficoltà che incontro anche adesso, ma che ho imparato a gestire perchè fa parte di me, del mio carattere, della mia personalità. Ho imparato dunque a fare “mia” questa condizione.
Daltronde, come dicevo prima, la visione del mondo di un fotografo dipende da un’infinità di fattori, ed è stato fondamentale per me prendere coscienza di questa cosa, per imparare ad accettarmi e a vivere i miei dubbi senza colpevolizzarmi troppo.
-Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Occhio e “pancia”!
-Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Cerco sempre di instaurare un rapporto molto naturale e confidenziale, e di incontrare più volte le persone che fotografo fuori dall’ambiente lavorativo. Mi piace essere prima un amico.
-Cosa ha influenzato il tuo stile?
Internet, che mi ha permesso di conoscere altre realtà, altre culture fotografiche, nomi che poi sono diventati per me dei veri e propri guru da seguire e che mi hanno stimolato a fare sempre meglio.
Ho imparato che la fotografia è condivisione, apertura.
-Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare?
In generale, credo che ci sia una corsa eccessiva all’attrezzatura.
-Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
Vi racconto un aneddoto simpatico che mi è successo qualche mese fa.
Ho fotografato il matrimonio di una mia coetanea e a fine giornata ho scoperto che mio padre aveva fotografato il matrimonio dei genitori.
E’ stata una sensazione davvero strana!
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