Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 204° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Matteo Iannaccone, buona lettura.
Ciao a tutti, mi chiamo Matteo Iannaccone, sono un ragazzo di 28 anni che vive vicino al centro storico di Reggio Emilia, in Emilia Romagna, che ha una grande passione per la fotografia. Sono un fotoamatore autodidatta nel tempo libero, mentre per il resto della giornata sono un semplice responsabile tecnico per l’azienda per cui lavoro.
Sono stato sempre un grande sognatore e questi sogni mi hanno portato fino a qui.
Come dicono molte persone che mi conoscono, non ho mai i piedi per terra e se non fosse per loro sarei perennemente in volo.
La prima foto che hai scattato?
La mia prima foto è stata realizzata con una vecchia Pentax analogica, dove ho preso confidenza con i primi parametri di ISO, TEMPI e DIAFRAMMI.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché?
Non ho fotografi di riferimento, perché cerco di osservare le particolarità da ogni fotografo per cui nutro interesse nello stile, a partire dai più famosi e conosciuti, sino ad arrivare agli amici che mi circondano. Nonostante tutto rimango sulla mia strada cercando sempre di trovare qualcosa che mi contraddistingua e che mi rappresenti.
Cosa non è per te la fotografia?
Personalmente amo seguire le regole in ambito fotografico, le ricerco in ogni scatto che realizzo, quindi per me non è fotografia la foto che non rispetta alcun parametro. Bisogna anche dire che però, molti scatti che hanno fatto la storia non seguendo alcun principio ma seguono l’istinto.
Qual è la sfida di ogni scatto?
La sfida è riuscire a migliorare sempre di più, facendo attenzione a non trascurare mai la parte relativa alle emozioni (qualunque esse siano) che la foto trasmette.
Ci sono diversi scatti che ho realizzato nel tempo che mi soddisfano sotto ogni punto di vista ed altre che invece mi fanno riflettere sul cosa potevo fare o cosa si poteva fare. So che posso puntare in alto e questo mi aiuta a spronarmi ogni volta.
Che cos’è la curiosità?
La curiosità è fotografia. Se ci si ragiona un attimo la curiosità stessa è colei che aiuta a scoprire nuove tecniche, ad esplorare nuove zone e a sperimentare, in poche parole la curiosità è crescita.
Tantissimi sbagli e tanta voglia di imparare, tanti esperimenti e tanti approfondimenti che ancora oggi continuano.
Son sempre stato autodidatta. Inizialmente fotografavo di tutto andando alla ricerca e alla sperimentazione di qualsiasi genere. Con il passare del tempo, mi sono reso conto che trovavo molta soddisfazione nel fotografare i paesaggi. Il contatto con la natura e la voglia di scoprire nuovi posti mi hanno aiutato ad approfondire lo stile sia in fase di scatto sia a livello di post-produzione.
Da qualche anno mi dedico alla fotografia di ritratto dove cerco di raccontare con i miei scatti le emozioni sia dal punto di vista della modella che dalla color utilizzata.
Anche Photoshop ha accompagnato la crescita nel miglioramento dei miei scatti nel tempo grazie a continui studi, tutorial e nuove tecniche.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Secondo me è necessario “essere un tutt’uno” con lo scatto. Una volta che premiamo il bottone non si fa altro che trasferire all’interno della macchina quello che si immaginava all’interno della mente. La reflex non è altro che un mezzo per materializzare le proprie emozioni e trasmetterle a chi guarda.
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Molto spesso ho avuto modo di scattato con persone conosciute lo stesso giorno dello shooting. Quello che cerco di fare fin da subito è quello di mettere chi ho davanti a me a proprio agio. La persona che si trova davanti al mio obbiettivo deve divertirsi come non ha mai fatto prima, deve avere fiducia in se stessa e deve essere consapevole delle proprie capacità. Ho potuto constatare personalmente che se i risultati fotografici sono buoni è soprattutto merito di questo feeling.