Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono?
Sono Salvo Lupo, nato a Taranto nel 1957, Vivo a Lizzano provincia di Taranto da sempre, Diplomato all’istituto tecnico Archimede di Taranto, Ho lavorato come dipendente civile presso l’Arsenale Militare Marittimo di Taranto. Sono anche un grande appassionato di fotografia.
Da piccolo cosa sognavi di fare?
I sogni sono nascosti negli occhi e nei cuori dei bambini. Io fortunatamente ho avanti il mio grande sogno la fotografia.
La prima foto che hai scattato?
Ricordo che ero molto piccolo. Mi hanno sempre detto che sono nato praticamente con la macchina fotografica in mano. Per cui cime dicevo ero molto piccolo e mi dilettavo a fotografare quello che mi circondava in particolare andavo sul terrazzo di casa e cercavo di studiare, mediante la direzione in cui soffiava il vento, il gioco di ombre e luci, quanto potesse essere il miglior modo si catturare una qualsiasi cosa che in quel momento mi si presentava dinanzi. Cercavo di rendere artificiale la realtà con elementi del tutto semplici e comuni con le quali ho sperimentato prima ancora che la tecnologia ( a quell’epoca non ancora agli albori ) facesse dei grandi passi avanti.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché?
Francamente a nessun fotografo, ogni fotografo ha il suo concept e il suo modo di esprimersi, io, personalmente cerco di fare il mio meglio e di superarmi ogni volta,
Cosa non è per te la fotografia?
Tutto ciò che non è bellezza a mio avviso, non può rappresentare la fotografia e l’arte nelle sue molteplici sfaccettature.
Qual è la sfida di ogni scatto?
La sfida è sempre la stessa fare una bella foto che mi piace rivedere nel tempo, sfiorando la perfezione.
Che cos’è la curiosità?
La curiosità è ciò che è celato dietro le espressioni di chi viene ritratto, ma anche di chi fotografa e, allo stesso tempo anche un paesaggio, un panorama mozzafiato suscita in me curiosità.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare?
Le periferie del mondo.
Qual è il tuo prossimo progetto?
Riprendere a fotografare dopo un lungo periodo di pausa. Senza dei progetti prefissati a lungo termine. Ma le occasioni interessanti si presentano da sole e cerco di superarle e superarmi ogni volta.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Ho iniziato a fotografare a 18 anni sono andato avanti a fasi alterne, mi sono iscritto ad associazioni fotografiche, ho ricevuto diversi riconoscimenti e apprezzamenti per le foto realizzate, ma ogni scatto rappresenta una tappa, una meta da raggiungere.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
Sicuramente di carattere tecnico nel cambiare le macchine fotografiche, come ogni campo, anche la fotografia è costanza impegno e difficoltà. Sono fattori indispensabili che conciliano la maturità artistica di questo settore.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Entrare nel mondo della moda dove molta parte della fotografia finale dipende da te, ogni esperienza è motivo di crescita che mi ha permesso di scalare ogni gradino insormontabile di questa bellissima forma d’arte.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Un’estrema velocità di esecuzione mista all’esperienza acquisita nel tempo, l’attimo giusto è indotto anche da circostanze che descrivono quel preciso momento misto al pathos, la tecnica, e la ricerca dello scatto perfetto. L’espressione contribuisce a cogliere l’attimo giusto ed in ogni caso ritorna periodicamente come la canzone di Bruno Lauzi, ritornerai, perché torna quando meno te lo aspetti.
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Un rapporto di conoscenza della persona che hai di fronte non superficiale che aiuta a capire cosa vuole esprimere attraverso l’immagine. Naturalmente cerco di mettere a loro agio le persone che fotografo, poiché la naturalezza e la spontaneità sono sintomo di genuinità che poi traspare dalle diapositive.
Cosa ha influenzato il tuo stile?
Il fatto di non lasciare nulla al caso.
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare?
Solo la mancanza di tempo per fotografare tutto quello che vorrei.
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
Un collega, fotografo ha messo in posa una modella per circa mezz’ora per fare lo scatto della vita (maniaco della precisione) ma… alle sue spalle c’ero io che in meno di un secondo ho scaricato una raffica di 6-7 scatti. Il collega ovviamente preso dalla mania di precisione non se n’è accorto e in tempi rapidissimi la foto è stata pubblicata sui social. Quando poi sempre il collega si è deciso a pubblicarla dopo averla vista e rivista, aprendo i social (sorpresa) se le trovata davanti il commento è stato Bip…Bip…Bip….