Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 251° edizione , oggi intervistiamo la fotografa Monica Sutera, buona lettura.
Ciao mi chiamo Monica Sutera, e sono una fotografa professionista dal 2016. La mia storia professionale nasce a seguito di un percorso difficile sanitario. A causa di un tumore mi sono ritrovata per mesi dentro un reparto oncologico ed è li che la mia passione da sempre per la fotografia si è trasformata in lavoro. Li ho compreso il potere della fotografia perché oltre tutto ciò che è visibile, dentro ognuno di noi c’è un misto di sentimenti dalla rabbia alla forza , dalla passione alla ribellione, che ci rappresentano e che non tutti riescono a percepire ma in uno scatto è possibile far si che la parte più vera di noi, attraverso gesti e espressioni spontanee, può emergere. Le foto sono il nostro essere più vero
Da piccolo cosa sognavi di fare?
Voleva fare la giornalista. Presentare al mondo i fatti, raccontare la vita e sue sfumature
La prima foto che hai scattato?
Un monumento nella città di Pisa. Avev0 13 anni e avevo ricevuto come regalo di compleanno la mia prima Canon che ho portato con me per la gita scolastica di fine anno e da allora non ho più smesso
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché ?
ho letto in maniera approfondita la storia e le vicissitudini di Diane Arbus, fotografa dell’800. I suoi ritratti non convenzionali di prostitute, transessuali e altri gruppi di emarginati ritengo abbiano raccontato i problemi sociali del suo periodo. E poi mi sono appassionata del fotografo degli anni 50 Joan Colom che passò la sua vita a documentare la vita quotidiana di Barcellona facendo scaturire nelle sue foto un realismo crudo e tanta passione
Cosa non è per te la fotografia ?
La fotografia non è solo uno scatto, non è solo un ricordo, non è solo il racconto di un evento. Perché questo ormai lo otteniamo con qualsiasi cellulare in mano Noi fotografi abbiamo un grande potere magico tra le mani che dobbiamo imparare ad usare. Abbiamo la possibilità di immortalare, facendone dono alla gente, i momenti più veri e profondi della loro vita. L’abbraccio con la nonna, un pianto liberatorio, un grido di gioia, la felicità, i sorrisi e i ricordi più profondi di coloro che perdiamo strada facendo ma che restano per tutta la vita, le persone più importanti per noi.
Qual e` la sfida di ogni scatto?
Riuscire a far si che il tuo cliente si riconosca e veda la parte più bella di sé. Molta gente odia farsi fotografare e personalmente credo che nessuno si sia davvero interessato a loro.
Ai miei clienti chiedo sempre “Cosa vuoi che si veda nelle tue foto, cosa vuoi trovarci tu nei tuoi scatti?”
Che cos’è la curiosità?
La voglia di scoprire, la scoperta dell’altro, la sana consapevolezza che l’apparenza è un velo da togliere
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare?
Mi piacerebbe raccontare le nostre storie odierne attraverso la fotografia,per lasciarle ai posteri. Fotografare quello che oggi è la nostra storia difficile. Questo 2020 che ci ha tolto tanto ma fatto riscoprire una parte di noi.
Qual e` il tuo prossimo progetto?
Sto cercando di avvicinarmi al mondo new born e capire al meglio come fotografare in questo ambito cosi delicato e magico.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Diverse… passare da fotografo amatore a professionista non è facile. Finchè fotografi per passione non ti avvali di regole di tecnica né impari ad usare altri strumenti per migliorare l’uso della luce. Quando inizi a studiare vieni inondato di calcoli e regole che scoraggiano
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
La difficoltà più grande è stata unire tecnica e spontaneità. Le mie foto cercano sempre di ritrarre persone in momenti di spontaneità e inserire la tecnica e le regole della fotografia nei miei scatti all’inizio mi sembrava impossibile. Oggi invece mi rendo conto di quanto le mie fotografie ci abbiano guadagnato in bellezza e atmosfera.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
I continui workshop fatti. Io devo tantissimo a fotografi del nostro presente che hanno avuto il coraggio di mettere a disposizione degli altri la loro esperienza e il loro modo di fotografare. Gianluca Calvarese, David Bullent, Michele di Sarno, Ivan Schirmenti, Giuseppe Currenti, Eugenio Li Volsi sono tutti grandi fotografi che hanno voglia di insegnare e far crescere chi chiede loro consigli.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Sapere osservare. Tante volte mentre sto fotografando qualcosa o qualcuno, attorno a me vedo succedere qualcosa di meraviglioso e allora smetto di fare quello che sto facendo e scatto dove vedo emozioni. Chi si rivolge a me sa bene che cerco sempre di cogliere tutte le emozioni che accompagnano un evento. Ad esempio durante un matrimonio, cerco, attraverso le foto, di raccontare agli sposi quello che stanno vivendo i loro invitati, le emozioni che li pervadono. E per la coppia di sposi, rivivere attraverso le foto, quella giornata è importantissimo
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Sintonia
Se non scatta la scintilla, quella persona non si fiderà di te. Noi siamo il loro specchio magico dove devono aver voglia di riflettersi. Dobbiamo conoscerli, capirli e farli sentire a loro agio
Cosa ha influenzato il tuo stile? La vita quotidiana, i gesti quotidiani. Nei nostri gesti c’è il racconto di quello che siamo
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare?
Credo che molta gente creda di poter sostituire lo scatto del telefono con quello del fotografo ma cosi facendo si perde tanto di un evento e tanto di emozioni vissute. Da li la necessità di noi fotografi di migliorare ogni giorno la forma espressiva degli scatti
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
Più che un aneddoto… preferisco raccontare la forte emozione di uno scatto realizzato durante un matrimonio. Stavo fotogrando una sposa nel salotto di casa, le classiche foto con i parenti. Ad un certo punto la vedo ferma davanti ad una foto posata su un comò. Era quella di suo padre morto qualche anno prima. Li ho fatto uno scatto senza dirle nulla , senza interrompere quel momento, nessuna foto di posa richiesta. Poi le ho donato un poster. Lei che era in abito da sposa stava sorridendo mentre suo padre sembrava guardarla felice in quel meraviglioso giorno. Era solo una foto posata sul comò ma attraverso quello scatto fotografico anche suo padre è stato presente.
La sposa non ha avuto bisogno di comunicare con me, di spiegarmi il valore di quell’istante, ma io lo avevo compreso. E per lei è stato lo scatto più bello del matrimonio.
Se vi va di guardare i miei lavoro potete visionarli nel mio sito :
oppure nella mia pagina facebook https://www.facebook.com/monica.sutera1
o nel mio canale yotube https://www.youtube.com/channel/UC1H_0Iy6Oqa2dL5EZr106KQ