Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 256° edizione , oggi intervistiamo il fotografo professionista Cosimo Stassano, buona lettura.
Ciao! Mi chiamo Cosimo Stassano e sono un fotografo della provincia di Salerno. Ho iniziato la mia carriera specializzandomi sempre di più nel settore dei matrimoni, a cui ho dedicato gran parte del mio lavoro, e non solo, in quanto mi sono dedicato anche a défilé di moda sposa, copertine per importanti riviste italiane, programmi in prima serata su canali RAI ed infine, da 25 anni ormai, sono presente al Festival di Sanremo come fotografo ufficiale. Ho fatto del mio lavoro una grande passione, con uno stile narrativo che mira a raccontare, attraverso le immagini, una situazione vissuta così com’è, senza interferire nella realtà ripresa. Al pari di uno scrittore che racconta la sua opera, il mio compito è quello di raccontare attraverso la mia personale scrittura fotografica eventi ed emozioni, con la voglia di cogliere attraverso le immagini quelle sensazioni che danno alla fotografia un intimo significato.
Da piccolo cosa sognavi di fare?
Sicuramente non pensavo di fare il fotografo da grande, ma vi assicuro che da sempre era forte in me la voglia di fare qualcosa di importante. Della genesi del mio percorso e di tutto quello che ho avuto la fortuna di vivere in questi anni ho raccontato in “Diario di un fotografo”, mia autobiografia edita da Albatros Edizioni con cui ho voluto un po’ tracciare le strade, le idee e le emozioni che mi hanno condotto fino ad oggi. L’opera, poi, ha anche un importante risvolto benefico avendo i suoi proventi destinati alla ricerca per la sclerosi multipla, quindi invito tutti gli amici e colleghi, se possono e vogliono, ad acquistarlo e leggerlo, per aiutarmi in questo progetto e, perché no, per conoscere un altro volto di me, di quel piccolo Simì, come mi chiamava mia madre, che con la macchina fotografica si è fatto uomo…
La prima foto che hai scattato?
Ho un ricordo molto chiaro della mia prima foto, che risale ad un Natale di un bel po’ di tempo fa. L’immagine, che conservo gelosamente, ritrae mio padre vicino all’albero di Natale. Una foto personale, ma anche lì già si può intuire quello che ho sempre cercato nella fotografia: ritrarre la vita vera.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché ?
Ho nutrito sempre una profonda ammirazione per il grandissimo pioniere del fotogiornalismo Henri Cartier-Bresson, una cui frase è diventata nel corso degli anni uno stimolo continuo per fare sempre meglio: “Fare una fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore”.
Cosa non è per te la fotografia ?
Non è un fine ma un mezzo. Chi pensa al nostro lavoro come a qualcosa di piatto, di fine a se stesso, ha già scattato una foto completamente sbagliata. Ma non solo di chi andrà a ritrarre, anche e soprattutto di se stesso. Questo non è un mestiere è un’arte, e come tale va rispettata. Per fare davvero un lavoro valido bisogna andare oltre l’obiettivo, ritrarre ciò che gli occhi trasmettono all’anima.
Qual e` la sfida di ogni scatto?
Genericamente rispondo che la sfida è di riuscire a ritrarre il vero, senza finzioni, senza “sporcare” quello che è naturalmente bello, con tutte le sue imperfezioni. Più praticamente e ironicamente, invece, ti dico che la vera sfida è farmi piacere uno scatto per almeno tre mesi! Sono molto esigente e critico con me stesso, ma forse è proprio questo che mi ha dato la forza negli anni di crescere e migliorare.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Nella mia lunga carriera, un po’ anche per fortuna, ho avuto il piacere di fotografare centinaia di personaggi del mondo dello spettacolo, star di fama internazionale con cui, peraltro, ho avuto anche il piacere di condividere momenti di confronto e di istaurare rapporti personali che, in alcuni casi, vanno avanti ancora oggi. Volendo dedicarmi a un nuovo soggetto mi piacerebbe affrontare il mondo del cinema da insider, curare la fotografia per qualche bel progetto cinematografico. Sarebbe una nuova sfida, e magari presto proverò a coglierla…
Qual e` il tuo prossimo progetto?
Come accennavo prima abbiamo recentemente dato alle stampe “Diario di un fotografo” e, sperando la situazione si normalizzi prima possibile, abbiamo in progetto insieme al mio amico e collega giornalista Adriano Fiore, Direttore di Albatros Edizioni, di continuare il ciclo di presentazioni in giro per l’Italia, da Torino per il Salone del Libro a tanti altri luoghi a me cari. Speriamo di poter ricominciare presto! Inoltre, altro progetto interessante riguarda la seconda edizione di una mostra dal titolo “Tempi Moderni”, in cui ritraggo personaggi e protagonisti dei nostri giorni svariando dal mondo dello spettacolo a quello del sociale, presi in situazioni domestiche, quindi nella loro quotidianità. Anche qui per fissare una data dovremo aspettare tempi migliori, ma sono fiducioso.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
Il più delle volte ho dovuto lottare con fatica per far rispettare il mio stile e la mia linea artistica, non sempre compresa, che si sono rivelati poi vincenti. Quando non si propone qualcosa di già visto e si opta invece per “copiare” gli altri, si va sul sicuro puntando all’effetto “già visto” che certamente è rassicurante. Andare fuori dagli schemi è invece un rischio, ma ho preferito sempre questo alla banalità di una foto “in serie”.
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Sicuramente dipende un po’ dal tema che devo affrontare, ma per me è fondamentale instaurare un rapporto di assoluta confidenza. Se la macchina inibisce il soggetto il risultato finale è inevitabilmente compromesso.
Cosa ha influenzato il tuo stile?
L’autenticità. Sicuramente i miei maestri, certamente le esperienze vissute, personali e professionali, ma ciò che ha influenzato e più di tutto ancora oggi influenza il mio lavoro è il bisogno di essere vero e di cogliere il vero, nelle persone che ritraggo ed in me stesso, sempre e comunque.
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
Che il tempo non basta mai, siamo sempre di fretta e spesso vorrei dedicare più tempo ad alcuni momenti, rifare alcuni scatti e inquadratura, ma non sempre è purtroppo possibile.
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
Di aneddoti ce ne sarebbero tanti, legati sia a momenti lavorativi sia a situazioni dove io e i miei collaboratori ci siamo trovati ad essere testimoni involontari. Molte di queste sono legate ovviamente ai matrimoni, dagli sposi che scappano via, passando per il prete che si dimentica della funzione… davvero ce n’è per tutti i gusti, e molte di queste storie ho provato a ricordarle nel mio libro.
Link a pagine personali:
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