Bentornati a “Racconti Fotografici” . Eccoci alla 308° edizione: oggi intervistiamo il fotografo Fabio Cervi, buona lettura.
Ciao, mi chiamo Fabio Cervi, sono nato nel 1956 e abito in provincia di Reggio Emilia. Fotografo a fasi alterne dal 1978. La mia prima macchina fotografica è stata una piccola Hanimex 110, per poi passare alle mitiche Olympus OM1, OM1n, OM2 e OM2n. Dopo una pausa di vari anni, nel 2007 sono passato al digitale con l’Olympus E300 (una ciofeca, ma allora non lo sapevo). Il salto di qualità è arrivato nel 2014, quando ho acquistato la mia prima Full Frame, la Canon 6D, seguita nel 2018 dalla 5D Mark IV. Il tipo di fotografia che preferisco è quella naturalistica e di paesaggio, seguita dalla foto notturna. Ogni tanto mi dedico anche alla foto astratta/concettuale.
Da piccolo cosa sognavi di fare?
Come tutti i bambini maschi della mia epoca sognavo di fare l’ingegnere, o il cosmonauta. Già allora comunque mi interessavano molto le materie tecnico-scientifiche. Poi sono finito a fare tutt’altro (commerciale estero in una fabbrica metalmeccanica).
La prima foto che hai scattato?
Durante una vacanza a Londra nel 1978 con la suddetta Hanimex 110.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché?
Non ho realmente fotografi di riferimento. In genere cerco di essere abbastanza autonomo nelle mie scelte.
Cosa non è per te la fotografia?
La fotografia non dovrebbe essere mai una riproduzione pedissequa della realtà, ma un’interpretazione mediata dalla propria esperienza e sensibilità.
Qual è la sfida di ogni scatto?
Cercare di mettere qualcosa di personale e originale in ogni foto.
Che cos’è la curiosità?
E’ l’elemento indispensabile per rinnovarsi continuamente.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare?
Mi piacerebbe iniziare a fare ritratti e foto astronomiche.
Qual è il tuo prossimo progetto?
Ho un progetto ancora allo stato embrionale e preferirei non parlarne per il momento.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
All’inizio scattavo solo le solite foto agli amici e ai posti che visitavo. In seguito ho cominciato a sentire l’esigenza di andare oltre e dare un significato a quello che facevo.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
La difficoltà maggiore è stata nello sviluppare una sensibilità e una creatività personali.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Mi ha aiutato molto entrare in un gruppo fotografico e confrontarmi con gli altri membri del gruppo.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Molta sensibilità e una buona dose di fortuna.
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Di solito non faccio ritratti.
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare?
Non ho problemi particolari. Vorrei solo poter disporre di un budget maggiore per poter migliorare la mia attrezzaatura, soprattutto il parco ottiche.