Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 90° edizione , oggi intervistiamo la fotografa Sabrina Sartori, buona lettura.
Certo! Buongiorno a tutti, mi chiamo Sabrina Sartori e abito a Legnano.
Ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia già dall’età di 6anni,quando la domenica pomeriggio seguivo mio padre in camera oscura, aspettando con ansia l’apparire delle foto, quell’ansia che mi accompagna tutt’oggi, insieme a quella continua urgenza di fotografare e creare. Mi rispecchio nella frase celebre del grande artista Helmut Newton: “il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare”, tre concetti che riassumono la fotografia.
Da piccola cosa sognavi di fare?
Gia da piccola volevo fare la fotografa,l’arte era gia’ di casa,mio padre amava e ama tutt’ora la fotografia oltre a dipingere e mio nonno era pittore.
Tra i miei giocattoli ricordo ancora la macchina fotografica in plastica con quel pulsantino che ti faceva vedere le animazioni
La prima foto che hai scattato?
La prima foto la feci a 6 anni a mia sorella che guardava fuori dalla finestra con una Canon Canonet ,già ero canonista…..Quella foto ancora oggi si trova nell’album dei ricordi.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perche’?
Non’ho un preferito,semplicemente osservo e osservo,fotografi contemporanei e non,e se vedo un’immagine che mi piace
allora sono ispirata e cerco di creare qualcosa di mio
Cosa non’e’ per te la fotografia?
Avere uno zaino super accessoriato senza sapere cosa siano gli ISO
Ma anche fare una foto tecnicamente perfetta ma senza anima,io le definisco “buone ma vuote”.
Qual’e’ la sfida di ogni scatto?
Bella domanda.Credo sia quella di riuscire a realizzare un’immagine emozionale,onirica o reale,ma che faccia fermare
un attimo lo spettatore.
Che cos’e’ la curiosita’?
La curiosita’ in termini fotografici e’ quel desiderio di vedere, di soddisfare ,un istinto che un fotografo deve avere.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare?
Mi piacerebbe fotografare tutte quelle persone che dicono : -“non mi piace essere fotografato!”-per far uscire quel lato nascosto.
E mi piacerebbe molto fotografare i cacciatori Kazaki con aquile reali della Mongolia.
Qual’e’ il tuo prossimo progetto?
Riprodurre su volti di bambini e adulti i tatuaggi tribali degli indios dell’Amazzonia ,e se verra’ un buon lavoro
proporre una mostra dedicata al polmone verde e alla sua deforestazione.
E tanti altri progetti…
Quale tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Verso i 12 anni compravo e compravo riviste tipo vogue,solo per vedere le foto dei piu’ grandi fotografi
e di come componevano un set,cercavo di copiarli con la mia polaroid,stressando amici e parenti.
Dopo il liceo artistico decisi di iscrivermi alla John Kaverdash school di Milano,Accademia italiana di fotografia ,
frequentando i master di Reportage,fotografia di moda e photoshope.
Il tutto seguito da set casalinghi e matrimoni. E la storia continua…
Che difficolta’ hai incontrato lungo il tuo percorso?
Passare giornate facendo prove su prove,scaricare tutte le foto e non trovare la foto “BOMBA”
perche’ magari l’obbiettivo non andava bene o il flash impiegava troppo tempo a ricaricarsi.
E sicuramente la concorrenza.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Sicuramente le parole positive nei confronti delle letture portfolio da parte degli addetti e il riuscire a creare .
Che cosa e’ necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Avere l’occhio del fotografo
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Difficile rispondere a questa domanda,ogni persona Ha un carattere,e ogni volta e’ diverso
spesso dico : fai finta di essere davanti ad uno specchio
Cosa ha influenzato il tuo stile?
il confronto con gli altri appassionati,il parere degli esperti e la scelta del proprio genere di foto,che ancora oggi sto cercando di creare.
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare?
Riuscire ad emergere cercando di creare uno stile tutto mio.