Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono?
Ciao a tutti, mi chiamo Alessandro Raffa, ho 49 anni, sono siciliano e vivo a Roma dal 1997 insieme a mia moglie Daniela e alle mie splendide figlie, Federica e Sofia. Sono un ingegnere informatico, lavoro per una multinazionale di software americana, pratico sport, amo viaggiare e sono appassionato di fotografia. Non sono una persona estroversa, chi mi conosce bene sa che non amo apparire, preferisco la tranquillità alla frenesia, amo tutto ciò che è logico e analitico seguendo più la razionalità che l’istinto… unica eccezione quando prendo in mano la mia Canon.
Da piccolo cosa sognavi di fare?
Come tutti i bambini ero affascinato da tante cose e alla fine ho avuto la fortuna di fare quello che avevo sempre desiderato, lavorare nel mondo dell’informatica.
La prima foto che hai scattato?
Non ricordo esattamente la prima foto, ma ricordo quando cominciai ad usare la prima vera macchina fotografica al quarto Liceo Scientifico, durante una gita scolastica a Vienna. Mio padre, dal quale ho ereditato la passione per la fotografia, mi diede la sua Voigtlander e ancora oggi mi rimprovera di averla danneggiata durante quel viaggio. In realtà ha smesso di funzionare solo l’esposimetro… 🙂
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché?
Potrà sembrare presuntuoso ma non c’è un vero modello a cui mi sia mai ispirato. La fotografia è l’unico ambito in cui prevale il mio istinto e, pur avendo osservato gli scatti di tanti fotografi soprattutto in rete, non ho mai trovato un’ispirazione predominante. Avendo una particolare predilezione per la fotografia paesaggistica non posso negare di aver guardato le opere di Ansel Adams ma in tutta onestà trovo tanta bravura in fotografi molto meno famosi tanti dei quali amatori come me.
Cosa non è per te la fotografia?
Ad oggi non è certamente un lavoro e forse difficilmente lo diventerà. Talvolta mi chiedo se questo sia un bene o un male, al di là delle reali possibilità che una cosa del genere possa mai concretizzarsi in futuro. Oltre alla oggettiva difficoltà di farne un mestiere redditizio, la paura è che, diventando un lavoro, si possa perdere quella sensazione di leggerezza e benessere che oggi provo quando scatto una foto. Inoltre, la fotografia non è sicuramente razionalità e oggettività, almeno per come la intendo io. Ci sono le regole, ma talvolta è anche bello romperle e che il risultato piaccia o meno è assolutamente soggettivo.
Qual è la sfida di ogni scatto?
Emozionare e stupire, prima me e poi gli altri.
Che cos’è la curiosità?
Quello che provo dopo uno shooting quando carico le foto su Lightroom e non vedo l’ora di guardare le anteprime 🙂
Scherzi a parte, per me curiosità in fotografia è cercare nuove emozioni da immortalare in uno scatto. Talvolta possono arrivare dalla scena o dal soggetto in sé, ma sempre più spesso (vivendo nell’era degli smartphone) dall’originalità dell’inquadratura e dalla resa e qualità dello scatto stesso.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare?
L’Aurora Boreale, probabilmente in Islanda. Ci sto pensando da un po’ e prima o poi vorrei realizzare questo sogno.
Qual è il tuo prossimo progetto?
Potrà sembrare assurdo, ma è una cosa molto semplice: trovare il tempo per rivedere e sistemare le centinaia di scatti intoccati da ormai troppi anni cercando di arricchire il mio sito web.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Ho cominciato con la Voigtlander di mio padre, poi mia moglie Daniela mi regalò per la laurea una Nikon FM10. Nel ’96 ho cominciato a studiare le basi teoriche della fotografia ma devo dire che istinto e sperimentazione hanno sempre guidato il mio percorso di crescita. Nel 2002 passai al digitale con una Nikon Coolpix 4500, per poi approdare alla mia prima reflex, una Canon EOS 20D, nel 2004. Oggi continuo a scattare con una Canon EOS 5D MKII in attesa del prossimo corpo macchina. In questi anni non ho mai frequentato un corso, ho letto e osservato tante foto, e ho avuto la fortuna di fotografare spesso con un amico che coltiva la mia stessa passione. Devo dire in tutta onestà che ho imparato molto da lui e per questo gliene sarò sempre grato.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
Nessuna difficoltà se non il tempo da dedicare alla fotografia. Mai abbastanza… anzi… troppo poco con il crescere degli impegni lavorativi e familiari. Molte delle foto più belle del mio portfolio sono state scattate nei piccoli spazi di tempo che sono riuscito a ritagliare durante i tanti viaggi di lavoro e per questo mi ritengo molto fortunato.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Come dicevo prima, sicuramente condividere questa passione con un amico molto bravo che ha non solo una superba vena artistica ma anche tanta esperienza ed una grande conoscenza tecnica che mi ha spinto ad un approccio più critico e rigoroso verso i miei scatti.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Fortuna, pazienza e curiosità, sono gli ingredienti fondamentali. Poi, soprattutto in ambito paesaggistico, la conoscenza dei luoghi, lo studio preparatorio dello scatto e, ovviamente, l’attrezzatura adeguata.
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
In verità non credo ci sia niente di strutturato nel mio approccio ai soggetti. C’è da dire che i ritratti sono una minoranza dei miei scatti e i pochi soggetti preferiti sono soprattutto familiari e amici. Con loro non ho bisogno di instaurare un rapporto particolare se non cercare di farmi “sopportare” perché quando scatto sono molto pignolo anche se loro dicono di peggio… 🙂
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare?
Sicuramente il tempo. La fotografia, soprattutto quando cerchi qualcosa di particolare, richiede studio e preparazione. Da qualche anno sono affascinato dalla fotografia notturna, in particolare della Via Lattea. Realizzare questo tipo di foto richiede tanto studio a partire dalla posizione, le condizioni meteo, il luogo, il soggetto (background/foreground), la composizione, …
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
In ordine di tempo, l’ultimo riguarda proprio la preparazione di uno scatto della Via Lattea realizzato in Sudafrica. Mi trovavo al Welgevonden che è una riserva a Nord di Pretoria. Insieme ad un amico abbiamo passato due giorni e tre notti in giro per la savana alla ricerca di animali e di qualche scatto particolare, come tramonti e Via Lattea. Abbiamo studiato i movimenti della Via Lattea e speso ore a cercare la scena più adatta alla foto che avevo in mente e che consisteva nell’avere un soggetto in primo piano che illuminava con un fascio di luce il centro della Via Lattea. La cosa più simpatica è stata fotografare lui durante il giorno nelle location e pose più improbabili illuminando il cielo con una torcia sotto il sole a picco con più di 30 gradi °C. Scelto posto e location, siamo tornati la notte e nel buio più assoluto, protetti da un Ranger rigorosamente armato, abbiamo assistito ad uno spettacolo mozzafiato. 4 ore dopo il tramonto, la volta celeste si era letteralmente accesa con milioni di stelle al punto da vederne tantissime cadenti fino a riuscire ad individuare perfino il passaggio di qualche satellite. Le foto credo siano venute bene, ma l’unica cosa che il mio amico non mi perdonerà mai è l’averlo fatto posare in cima ad un masso per circa 50 minuti con il braccio sollevato al cielo 🙂
ALESSANDRO RAFFA
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