Cari Lettori, eccoci alla 23° edizione di “Racconti Fotografici”. Questa edizione è dedicata a Fabrizio Fortuna, che ci racconta la sua fotografia attraverso parole e immagini. Buona Lettura
Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
Certo, sono Fabrizio, ho 43 anni e vivo a Roma. Sono fotografo per passione e prediligo fotografare tendenzialmente paesaggi.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?
Non mi ispiro a nessun fotografo in particolare, mi colpiscono le belle foto di paesaggi, quelle che veicolano sensazioni, fotografie tecnicamente impeccabili, con uno stile che risulti semplice e gradevole agli occhi, per intenderci mi riferisco a quelle foto che ti fanno sgranare gli occhi.
Cosa non è per te la fotografia ?
La fotografia fortunatamente non è il mio lavoro e preferisco viverla solo nei momenti di svago. Penso che la fotografia non sia tutto ciò che non emozioni. Una bella foto deve colpire, deve raccontare, deve emozionare.
Qual e` la sfida di ogni scatto?
La sfida di ogni scatto per quanto mi riguarda è il riuscire a freddare un istante importante, un luogo, un’azione; il riuscire a veicolare il maggior numero di sensazioni.
Che cos’e` la curiosita`?
La curiosità spesso è il motore del progresso, è la forza che ti invoglia a fare nuove esperienze, ero sostanzialmente curioso quando comprai la mia prima fotocamera.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Mi piacerebbe percorrere in auto da nord a sud la Nuova Zelanda, fotografando quegli splendidi paesaggi, prima o poi lo farò.
Qual e` il tuo prossimo progetto?
A fine luglio partirò per un viaggio in Sudamerica, sulle Ande, attraversando Bolivia e Perù, era da un po’ che ci pensavo, mi attira il voler fotografare il Salar de Uyuni.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Le tappe che ho attraversato credo siano quelle che hanno attraversato un po’ tutti; alla base c’ è lo studio, la preparazione è fondamentale nella riuscita di un buon lavoro. Sono partito, come tutti, dai primi scatti, quelli approssimativi e le prime post-produzioni, quelle disastrose, all’inizio ho cercato di limitare i danni, poi di migliorare e affinarmi.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
Le difficoltà sono rimaste invariate negli anni, essendo tendenzialmente un paesaggista, spesso mi ritrovo a scattare sotto la pioggia, in mezzo al ghiaccio, al vento freddo, ricordo ancora i -25 a Castelluccio di qualche anno fa. Alzarsi alle 3 di notte per fotografare l’alba, fare tardi la sera per fare le notturne. Proprio 4 giorni fa sono partito alle 1:00 di notte da Roma per andare a fotografare l’alba a Lesina, in puglia. In islanda mi sono capitate condizioni atmosferiche terribili, eppure tutti i giorni si andava a dormire alle 24 e la sveglia sempre alle 3 o 4 di mattina. Chi è appassionato di questo genere di fotografia, sa bene di cosa parlo.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
L’incontro con fotografi paesaggisti molto preparati. Sono loro che mi hanno spiegato come approcciarmi in maniera corretta a questo tipo di fotografia. Da loro ho imparato alcune tecniche di post-produzione avanzate che spesso fanno la differenza. La post-produzione è parte integrante del mio modo di vedere la fotografia.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Un mix di fortuna e preparazione dello scatto, il segreto credo sia il saper prevedere quello che accadrà di lì a poco.
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Solitamente faccio prima le foto e poi mi godo il paesaggio. In islanda Davanti al monte Vestrahorn, ho fatto foto per 3 ore, poi di notte ho riposto l’attrezzatura, mi sono seduto sul ghiaccio e mi sono goduto lo spettacolo dell’aurora boreale.
Cosa ha influenzato il tuo stile?
I consigli che ho ricevuto nel tempo, le prove, gli errori che ho commesso, tutto questo ha plasmato il mio modo di fotografare.
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
Da due anni scatto solo un una mirrorless Fuji (una X-t1) e ottiche fisse luminose, spesso quando specifico con che mezzo fotografo vedo incredulità. C’è la strana convinzione che se non sei in possesso di una reflex top di gamma non puoi fare foto belle. Uno dei momenti più divertenti fu quando un ragazzo con una reflex fiammante al collo, vedendomi con la mirrorless in un workshop fotografico mi chiese: “quel giocattolo è il tuo secondo corpo”? 🙂
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