Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 235° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Renato Santicchia, buona lettura.
Una piccola presentazione : ho 66 anni vivo a Roma e fotografo per passione da 30 anni, ho cominciato quasi per caso invitato da un amico ad un corso di fotografia di base, al quale ho partecipato più per compiacere il mio amico che per effettivo interesse ma come si sa il diavolo fa le pile e non i coperchi e fin dalla prima lezione mi si è aperto un mondo di possibilità creative che mi ha entusiasmato.
Avevo pure pensato all’inizio di farne una professione ma poi i casi della vita mi hanno indirizzato verso altre scelte.
Faccio da sempre fotografia di strada perchè mi piace raccontare storie e spesso in un solo scatto si riesce a raccontare sinteticamente che con più di mille parole.
…ora veniamo alle domande.
Da piccolo cosa sognavi di fare?
seguire le orme di mio nonno, guidare treni ma al concorso eravamo migliaia per poche centinaia di posti e non sono passato.
La prima foto che hai scattato?
l’ho scattata alla stazione termini alle persone che partivano.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché ?
ovviamente ai grandi maestri in primis per me la maestra dei maestri Vivian Maier la trovo unica e inimitabile, e poi amo un grande maestro Italiano Gianni Berengo Gardin e poi tutti quelli che in uno scatto a prescindere la qualità tecnica ( che nella foto da strada non è facile trovare ) sappiano raccontare una storia in modo originale e creativo.
Cosa non è per te la fotografia ?
non un lavoro ma una possibilità unica di stare nel mondo ed osservarlo fermando attimi irripetibili altrimenti persi nel quotidiano frenetico scorrere della vita.
Qual e` la sfida di ogni scatto?
raccontare in modo originale e creativo una storia.
Che cos’è la curiosità?
un bisogno, se non fossimo curiosi saremmo indietro di mille anni
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
il Papa durante una sua giornata.
Qual e` il tuo prossimo progetto?
ho iniziato un progetto già da un po di tempo, Corviale ( una borgata Romana all’estrema periferia della città ) un posto surreale ricco di contrasti e di iniziative.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
più che delle tappe un lungo percorso rettilineo immaginando,pensando, curiosando,guardando il mondo intorno a me.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
il tempo da dedicare alla fotografia perchè facendo tutt’altro nella vita ho bisogno di ritagliare lo spazio per questa passione e non sempre il tempo coincide con l’ispirazione.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
riuscire a vedere il bello e il brutto del mondo che mi circonda, sapersi guardare intorno per chi fa fotografia di strada è determinante.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Occhio,pazienza e fortuna.
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
nessuno, debbo passare inosservato,non mi debbono vedere altrimenti si perde la spontaneità e la naturalezza dell’azione.
Cosa ha influenzato il tuo stile?
Consciamente niente, inconsciamente qualcosa di tutti i grandi fotografi di cui ho visto l’opera fotografica.
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
le restrizioni antiterrorismo per i quali non si può fotografare nelle stazioni, negli aeroporti ecc…. per fortuna la tecnologia viene in aiuto e con un buon telefonino si risolve il problema passando inosservati.
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
volevo fotografare in una stazione di Roma e avevo la macchina appesa al collo, mi ferma una ronda dell’esercito con una carabiniera al comando, mi ricorda che non potevo fotografare altrimenti sarei incorso in conseguenze penali se avessi trasgredito, rassicuro, ripongo la macchina fotografica nello zaino, faccio un bel sorriso, saluto e proseguo nel mio cammino, fatto qualche passo prendo il mio smartphone e inizio a scattare foto W la tecnologia.
Spero di essere stato sintetico ma incisivo e chiaro nelle mie risposte, ringrazio per il vostro gradito invito.
Un cordialissimo saluto.
Renato Santicchia