Cari Lettori, eccoci alla 24° edizione di “Racconti Fotografici”. Questa edizione è dedicata a Riccardo Colelli, che ci racconta la sua fotografia attraverso parole e immagini. Buona Lettura
Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
Mi chiamo Riccardo Colelli e sono nato a Milano nel 71. Sono un foto amatore autodidatta. Da piccolo sognavo di fare il regista, sogno che mi ha accompagnato fino all’età adulta. Volevo raccontare le emozioni attraverso le immagini. Questo mi ha stimolato, complice la mia educazione, a guardare fin dalla tenera età cinema d’autore, Visconti, Antonioni, Rossellini, Fellini, De Sica, Bergman, e l’irragiungibile Tarkovskij e tanti altri meno conosciuti che ancora oggi stimolano il mio immaginario. Ho cominciato a fotografare seriamente nel 2011 quando ho sentito forte l’esigenza di creare qualcosa scegliendo la fotografia come mezzo di espressione delle mie emozioni, sicuramente contaminato dall’amore per il cinema, cosa che spesso mi è stata rimproverata nella presentazione dei miei portfolio, con i quali costruisco le mie storie. Non ho un mito assoluto nella fotografia al quale cerco di rifarmi, ma non smetto mai di scoprire autori che dovrei studiare di più. Di loro mi incuriosisce il loro mondo e cosa li ha ispirati. Amo in maniera particolare i maestri italiani dei quali troppo spesso si fa a meno, lasciando così spazio ad autori stranieri e trascurando l’enorme patrimonio dei nostri archivi fotografi. Cito, Giacomelli, Scianna, Ghirri, Fontana, Gardin, per citarne solo alcuni, andrebbero tutelati di più dal nostro paese per il loro apporto alla cultura italiana.
Cosa non è per te la fotografia ?
Per me la fotografia non è di certo Verità, non rappresenta il reale ma solo un punto di vista soggettivo dell’autore, formatosi nel proprio percorso interiore.
Qual e` la sfida di ogni scatto?
Non ho sfide. Almeno per me fotografare non è una sfida ma solo cercare di realizzare e trasmettere quello che ho in mente. È un mezzo per raccontare. Ecco forse la sfida sta nel riuscire a realizzare il mio prossimo progetto a costo zero.
Qual e` il tuo prossimo progetto?
Da 2 anni sto portando avanti un progetto dal nome “Cenerentola non abita più qui” nel quale cerco di umanizzare il mito svelandone le debolezze in maniera ironica o critica. Di questo progetto ho già sviluppato “l’ultima bugia di Pinocchio” “come eravamo” e “Il lupo ha fatto il porco”. Purtroppo per questi lavori necessitano di risorse economiche delle quali non sempre ho la disponibilità. In cantiere c’è “in god we trust” “original sin” “chi non ha paura del buio” e tanti altri. Tutti Andranno a Confluire in Cenerentola. Nel frattempo cerco di sfogare la mia passione cercando di fare reportage. L’altra parte della fotografia che amo è quella antropologica nella quale cerco di raccontare l’uomo. A seconda del tipo di fotografia che vado a fare assumo comportamenti diversi. In Cenerentola i miei personaggi diventano attori che si plasmano in base alla storia che ho Costruito, nel reportage invece cerco di diventare invisibile. Di certo 6 foto sono pochine per descrivere il mio lavoro per cui vi presenterò 3 per Cenerentola e tre per gli altri.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
In ambito fotografico visto che sono autodidatta gli eventi decisivi. Sono stati sicuramente i premi ricevuti in ambito nazionale ed internazionale tra i quali un secondo al PX3 il un terzo Mifa, un secondo al monochrome award, i premi Fiof come vincitore assoluto in due categorie e diverse menzioni. Insomma questi riconoscimenti mi danno speranza nel lavoro fatto fino ad oggi.
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
L’unico aneddoto simpatico per il quale mi mangerei le mani è stato quando nel 2014 ho avuto l’occasione di fotografare il Papa. Ero al di là delle transenne, insomma accanto a lui. Al suo arrivo dopo aver salutato altre persone mi si avvicina e mi porge la mano, ma io non sono riuscito dal trattenermi ed invece di stringergliela gli ho scattato una foto!!
Mia pagina personale: https://www.facebook.com/riccardo.colelli.1?fref=ts