“Racconti Fotografici” Numero 262: intervista a Vincenzo Albano

Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 262° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Vincenzo Albano, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
-Mi chiamo Vincenzo Albano ho 25 anni e vivo a Nocera Inferiore, mi sono avvicinato alla fotografia nel 2015, inizialmente dedicandomi alla reportistica notturna, fotografando nelle discoteche del Salernitano. Oltre a mostrare un interesse generale verso questo mondo, inizio ad approfondire lo studio sulla ritrattistica posata afffascino dalle tecniche di scatto e di postproduzione.

Da piccolo cosa sognavi di fare?
-Bella domanda, fino ai 17 anni ho praticato atletica leggera a livello professionistico sperando di trasformare cio in un lavoro, ma a causa di à infortuni ho dovuto rinunciare a quello che prima era il mio sogno.
In seguito ho intrapreso gli studi presso la facoltà di Informatica e durante gli anni universitari ho scoperto la mia reale “vocazione”. La fotografia.

La prima foto che hai scattato?
-Sinceramente non la ricordo ma rammento che fin da piccolo ero colui che si prestava a fotografare gli amici in vacanza nelle varie gite scolastiche.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?
-Nel mio percorso fotografico mi sono ispirato a diversi fotografi prima di trovare una visione fotografica personale.
Il primo sicuramente Sergey Ivanov, i primi anni ero molto attratto dalla sua fotografia,complessa, quasi pittorica.
Negli anni ho cercato di semplificare la mia fotografia ottenendo delle belle immagini gia in fase di scatto, quindi semplificando ai minimi la post-produzione
e mi rivedevo sempre piu vicino alla fotografia di Jerry Ghionis infatti decisi di frequentare un suo workshop per conoscerlo e perfezionare la mia idea.
Ad oggi invece prendo il piu delle volte ispirazione dal cinema e da diverse forme d’arte come dipinti e sculture.

Cosa non è per te la fotografia ?
-Seguire delle regole.

Qual e` la sfida di ogni scatto?
-Personalmente ho un continuo bisogno di fare cose nuove.
Non per gli osservatori, non per l’arte stessa ma esclusivamente per me.
Quindi cerco di superarmi, dico sempre a me stesso che ricerco la perfezione sapendo bene di non trovarla mai.

Che cos’e` la curiosita`?
-La curiosità è il motore di ricerca, quel qualcosa che ci fa vedere oltre.

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
-Più che fotografare qualcuno o qualcosa, mi piacerebbe dirigere la fotografia cinematografica.
Il cinema oltre ad essere fonte di ispirazione per me è anche una grandissima passione.

Qual e` il tuo prossimo progetto?
-Ad oggi per quello che stiamo vivendo per la situazione Covid, sono un po bloccato nel progettare qualsiasi cosa.
Ma prima di tutto questo mi stavo dedicando al progetto Trilogy insieme ai miei soci Benny e Valentino.
Si tratta di un progetto di formazione a fotografi professionisti, Gennaio 2020 abbiamo realizzato il primo Workshop Nazionale di Fotografia a Salerno.

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
-Sicuramente la difficoltà principale è stata rischiare di voler intraprendere un lavoro partendo dal nulla.
Non essendo figlio d’arte, investire in attrezzatura, in formazione e in tempo, il pericolo era dietro l’angolo.
Cimentarsi all’età di 20 anni nel dare il tutto per tutto in qualcosa di piu grande, non è stato affatto semplice.
Ricordo il momento in cui si ruppe la mia prima macchina fotografica, per acquistarne una nuova ho dovuto fare fronte a tutti i miei risparmi.

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
-Sicuramente la formazione a 360 gradi sia da allievo ma sopratutto, permettemi di dirlo, da maestro.
Penso che il confronto sia la base del progresso.
Piu che insegnare fotografia mi piace usare il termine contaminare. La fotografia è qualcosa di assolutamente soggettivo, si puo prendere spunto ma l’idea fotografica è sicuramente soggettiva.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
-Allenamento. Quando si cura la parte reportage di un evento, è importante allenarsi a sapere cosa avverrà nei successivi 20 secondi.
La fortuna nel cerimoniale è che spesso si ripetono scene di cerimonia in cerimonia.
Fondamentale è la lettura della luce.

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
-Domanda fondamentale, io personalmente fin da subito cerco di entrare in empatia con i miei soggetti, penso che dal rapporto che si instaura ne vada del risultato finale che si vuole ottenere.
Ovviamente si varia da evento a evento. In un matrimonio devi fronteggiare l’ansia e la tensione quindi far rilassare i propri sposi è importantissimo.
Quando mi dedico invece al fashion o all’editoriale cerco molta confidenza con i modelli e le modelle. Cercando di far capire una delle mie regole principali, la fotografia non ha tempo, questo per tirare fuori il meglio di loro.

Cosa ha influenzato il tuo stile?
-Negli ultimi anni, la geometria e l’architettura giocano un ruolo fondamentale nel mio stile.
Ripeto sempre a me stesso, se riesci a piacere restando semplice, hai vinto tutto.

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
-Sarò presuntuoso a dire che quasi mai ho problemi nel fotografare, il mio lo definisco sempre un lavoro non lavoro.
Quindi in realta la fotografia è una soluzione a tutti i miei problemi della vita quotidiana. Ritengo che la fotografia mi abbia salvato la vita.

Link Personali :
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