Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 284° edizione , oggi intervistiamo la fotografa Cristiana Verazza, buona lettura.
- Mi chiamo Cristiana Verazza, sono una fotoamatrice sarda, ho 55 anni e sono una docente di musica. Ho sempre amato la fotografia: tanti anni fa possedevo una bellissima Yashica che mi accompagnava sempre, ma dopo averla rotta ho fatto una lunghissima pausa fotografica fino a circa dieci anni fa, quando ho deciso di acquistare una macchina digitale e di rispolverare questa mia passione.
Da piccola cosa sognavi di fare?
- L’archeologa. Poi la veterinaria. Invece ho compiuto gli studi musicali, agli antipodi proprio.
La prima foto che hai scattato?
- Una foto a mia sorella con una Polaroid di mio padre, erano gli anni ’70. Ci piaceva un sacco il risultato istantaneo e abbiamo giocato con quella macchina fino a distruggerla.
Cosa è per te la fotografia?
- Fotografare per me è terapeutico. Placa il mio animo, mi fa fare pace con il mondo.
Qual è la sfida di ogni scatto?
- Saper osservare, coltivare la pazienza, rendere merito al senso di meraviglia che provo quando sono sul campo.
Che cos’è la curiosità?
- La chiave di accesso per ogni passione.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
- La danza delle megattere, i delfini nei loro giochi sfrenati, gli uccelli del paradiso e tutti gli animali del pianeta. Ma anche i boschi, i deserti, le cascate, il mare, gli eventi climatici. La Natura merita di essere benedetta tutta e la fotografia è uno strumento per celebrarla.
Qual è il tuo prossimo progetto?
- Mi piacerebbe molto mettere i miei scatti in un libro dedicato ai ragazzi. Sarebbe fantastico sensibilizzarli al rispetto di ogni essere vivente e in particolar modo all’avifauna, così fragile ma al contempo poetica e ricca di insegnamenti.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
- Quelle legate ai costi dell’attrezzatura che sono spesso proibitivi. Ho fatto e faccio tanti sacrifici per amore della fotografia ma arrivo dove posso.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
- Le “legnate” degli amici che incontravo sui forum di discussione fotografica. Quelle stroncature sono state necessarie all’affinamento del mio senso estetico e mi hanno stimolata ad imparare sempre di più. Sono in apprendimento costante, non mollo mai.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
- La Pazienza. Se ami il genere, sai già in partenza che nella fotografia naturalistica non ci sono scorciatoie. Le dinamiche della natura trascendono dal nostro controllo ed è questo il bello.
Cosa ha influenzato il tuo stile?
- L’amore per gli animali, per la Natura. Ma anche gli splendidi lavori dei tanti amici naturalisti che mi hanno aiutata a definire il genere su cui concentrarmi. In questo ambito, come in tutti, si impara ogni giorno anche osservando e godendo dei lavori degli altri fotografi.
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
- Quelli relativi al mio tempo libero. Non vivo di fotografia, ma il tempo che riesco a ritagliarmi è quasi totalmente dedicato alle mie scorribande in natura.
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
- il mio aneddoto più bello è quello di Coccu, uno splendido esemplare di oca maschio che all’interno di un parco cittadino, si “innamorò” di me e non permise più a nessuno di avvicinarmisi. Oltre a seguirmi ovunque, durante una pausa in cui mi sedetti sotto un albero, mi saltò addirittura in braccio. In genere i maschi sono aggressivi e territoriali, non so cosa sia successo quel pomeriggio, non so con quali occhi mi abbia vista ma ero diventata una sua proprietà e guai a chiunque si avvicinasse! I visitatori del parco ci facevano le foto e i filmini, insomma, abbiamo dato spettacolo. Ci misi oltre due ore ad andare via senza che lui mi corresse dietro tentando di raggiungermi in volo. Avevo paura che mi seguisse per strada e che lo investissero. Fu un guardiano del parco ad impedirgli il volo e così riuscii ad andarmene. Tornai a trovarlo dopo qualche settimana e il rituale amoroso si rinnovò.
Link Personali
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