Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 287° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Matteo Rovatti, buona lettura.
Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
Mi chiamo Matteo, ho 31 anni, sono nato a Genova, ma da 4 anni vivo a Collegno un paese nella periferia di Torino.
Da piccolo cosa sognavi di fare?
Io ho sempre avuto, e ce l’ho tutt’oggi, la passione per i treni per cui volevo fare il macchinista.
La prima foto che hai scattato?
E’ difficile ricordarlo, sicuramente una fotografia ad un treno! Quando ero piccolo mio papà mi portava alla stazione e lui filmava il passaggio dei treni e io li fotografavo.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?
Sicuramente mi ispiro da super professionisti della fotografia paesaggistica quali Daniel Kordan, Max Rive, Marc Adamus e Michael Sidofsky. Di loro mi piacciono le emozioni e il loro tocco inconfondibile che riescono a dare ai loro scatti. Scorrendo delle fotografie ci si accorge immediatamente che una foto appartiene ad uno di loro.
Cosa non è per te la fotografia ?
Per me non è fotografia esagerare con gli strumenti di editing creando situazioni che non esistono nella realtà. Per fare un esempio posso citare uno scatto di Venezia che ho visto in rete in cui era presente anche il nucleo della Via Lattea.
Qual e` la sfida di ogni scatto?
La sfida è sicuramente quello di trarre il massimo dalle condizioni che si creano sul momento e riuscire poi a trasmettere a chi lo osserva le stesse emozioni provate da me sul momento.
Che cos’e` la curiosita`?
La curiosità è quel qualcosa che spinge a non fermarsi mai e chiedersi sempre qualcosa per migliorare.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Da buon fotografo di paesaggio mi piacerebbe vedere, ma soprattutto fotografare, uno dei migliori spettacoli della natura: l’aurora boreale.
Qual e` il tuo prossimo progetto?
Purtroppo in questo periodo che stiamo vivendo i progetti sono per lo più “casalinghi”. Sto lavorando ad una nuova versione del mio sito internet con molti più contenuti, sicuramente molto più interattivi.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Sicuramente tutto è iniziato dall’ammirazione nel vedere certi scatti di paesaggi magici. Da questo sono passato alla curiosità nel conoscere i segreti delle realizzazione, quindi allo studio di come metterli in pratica.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
Partiamo dal presupposto che ritengo che il mio percorso non sia completo, anzi, è solo all’inizio. Per cui la difficoltà più grande ce l’ho in questo momento: il non poter allargare i miei orizzonti e non potermi muovere (causa ovviamente l’emergenza sanitaria) per immortalare le meraviglie di questo mondo.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Credo che quella che mi ha fatto capire l’apprezzamento dei miei lavori è stata la mia prima partecipazione ad un concorso fotografico nazionale che mi ha anche portato alla vittoria.
Questo ha fatto aumentare la mia autostima e mi ha trasmesso ancora più voglia di proseguire il mio percorso.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Bisogna sicuramente essere pianificare le proprie uscite fotografiche ma anche essere nel posto giusto al momento giusto. Ovviamente un pizzico di fortuna non guasta mai perché nell’ambito della fotografia paesaggistica le condizioni metereologiche possono trasformare una foto banale in una foto unica.
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Sinceramente riguardandosi di fotografia paesaggistica non devo interfacciarmi con persone da ritrarre.
Cosa ha influenzato il tuo stile?
L’osservazione accurata dei lavori dei professionisti. Osservare il dettaglio e l’aspetto che fa prendere vita alle loro fotografie. E’ il dettaglio che fa la differenza.
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
In realtà per adesso so che per raggiungere certi livelli ed ottenere fotografie più uniche, e con questo intendo anche in luoghi diversi da quelli che normalmente si vedono, dovrei iniziare ad adattarmi un po’ di più allo spirito di esplorazione e di contatto con la natura. Con questo intendo ad esempio dormire in tenda, magari anche in situazioni insidiose (freddo, poco confort, ecc.). Ad oggi non ho ancora mai provato questa esperienza e sono sicuro che stando in location si può cogliere meglio l’attimo.
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
Un aneddoto simpatico potrebbe essere quello che mi ha portato a realizzare una fotografia quest’estate che ritrae un campo di girasoli al tramonto. Sono dovuto tornare in location due volte a causa dell’altezza smisurata di questi fiori che superavano i 2 metri! Quindi per ottenere un’inquadratura che mi permettesse di ritrarre bene il campo, sfruttandone la profondità, sono dovuto tornare una seconda volta munito di scala che mi ha permesso di estendere il treppiede ad un’altezza adeguata. Sono riuscito a portare a casa lo scatto, ma purtroppo il mio treppiede è caduto e si è rotto.
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