Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 55° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Maurizio Verdecchia , buona lettura.
Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
Si certo, sono un ragazzo abruzzese, nato 35 anni fa in una splendida cittadina della riviera adriatica chiamata Giulianova. Mi reputo una persona positiva, umile, solare e sempre pronto a ridere. Mi piace condividere quello che sono e quello che so e soprattutto, mi piace sempre andare alla ricerca di nuovi confini. Ho iniziato il mio percorso fotografico circa 5 anni fa e cosi quasi per caso mi sono ritrovato in questo fantastico mondo chiamato fotografia. Adoro la paesaggistica perché mi permettere di evadere dalla realtà quotidiana ma pur di avere una reflex in mano, sono disposto sempre a tutto.
Da piccolo cosa sognavi di fare?
Sarei bugiardo se anche io non dicessi che da piccolo sognavo di fare il calciatore, purtroppo questa cosa ce l’abbiamo nel DNA noi italiani, però poi pian piano con il passare dell’età ho iniziato a sognare di diventare un Archeologo, sono stato sempre affascinato dalla storia e dai suoi segreti e dalla ricerca dei tesori perduti. Non sono diventato neanche quello, però ho riposto tutti i miei sogni nella fotografia, ora la mia mente sogna solo quale tesoro fotografico potrò scoprire nel futuro.
La prima foto che hai scattato?
La prima prima in assoluto non la ricordo, però ricordo sicuramente la mia prima uscita fotografica con il mio cavalletto plasticotto ed una Canon 450d comprata usata in un mercatino on line. Sono cose che difficilmente si scordano anche perché iniziai direttamente con una notturna nel porto del mio paese, con me c’era un amico fotografo che mi diede le prime dritte sull’utilizzo di una reflex, del tipo “disattiva lo stabilizzatore se scatti utilizzando il cavalletto”. Ancora ricordo l’emozione di vedere le prime foto che apparivano sul monitor LCD della mia Canon. (Certo a rivederle ora mi viene da piangere, però fa parte del mio percorso e ne vado orgoglioso, anche perché nessuno nasce imparato).
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?
Sarei bugiardo se dicessi che non mi ispiro a nessuno anche perché la nostra mente memorizza in parte ciò che vede e pertanto anche se inconsapevolmente siamo sempre tutti condizionati. Siamo bombardati da immagini ed è difficile riuscire a scoprire la propria identità fotografica senza subire nessuna influenza.
Non ho fotografi di livello nazionale o internazionale come riferimento, mi piace vedere ed apprendere da chi reputo più bravo di me, anche dal vicino di casa se necessario. Tutti i fotografi sono fonte di ispirazione e se una cosa non mi piace e non è come il mio modo di vedere la fotografia mi fermo a capire il perché.
Cosa non è per te la fotografia ?
La fotografia per me non è invidia e presunzione, non è un continuo combattere quotidiano solo per il gusto di distruggere qualcosa che sta costruendo qualcun altro. Per me c’è spazio per tutte le idee ed i modi di essere e per questo che odio chi si autopone su piedistalli virtuali….per la serie ho ragione io perché io sono io e tu non sei un ……….. penso che abbiate capito.
Qual e` la sfida di ogni scatto?
Questa è bella come domanda. Molti dicono di scattare solo per piacere, altri per passare tempo in allegria, ma io penso che la fotografia in se e per se sia una sfida continua con se stessi. Ogni alba ed ogni tramonto diventa quasi come una sfida all’ultimo sangue. Io contro la natura, riuscirò a vincere?riuscirò a dominare i suoi elementi? Diventa un po’ come un prepartita di un incontro importante, o si riesce a dominare l’avversario o si verrà annientati. Il tutto sempre condito da uno spirito sereno ed amichevole naturalmente, ma la mia sfida è questa. Riuscirò a controllare gli elementi che avrò davanti? Se non sarò capace non riuscirò neanche a trasmettere ciò che voglio far vedere. A volte vinco io a volte vince la natura, a volte ci mettiamo d’accordo e riesco a fare qualche scatto decente.
Che cos’e` la curiosita`?
La curiosità per me è la voglia di vedere oltre quello che tutti riescono a vedere. E’ un po’ il succo di un fotografo paesaggista, la curiosità di scoprire sempre nuovi posti, nuovi punti di vista, nuove composizioni.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Potrei dire mi piacerebbe fotografare la Patagonia, i Parchi Statunitensi, l’Islanda, le nostre Dolomiti, il Deserto, l’Oregon e la muraglia cinese, però il mio sogno è realizzare una foto semplice, non un paesaggio, non la foto del secolo ma sicuramente una foto che mi darà l’emozione più grande. Ho due gemellini in arrivo ed ho una voglia matta di immortalare la loro venuta al mondo. Scusate ma penso che mi possiate capire.
Qual e` il tuo prossimo progetto?
Sarò insultato, magari bandito da ogni gruppo fotografico al mondo, ma io non faccio progetti, magari in futuro vedremo però odio il concetto che c’è in giro rispetto ai progetti fotografici, “oggi se non fai un progetto fotografico sei un perdente, sei uno sfigato, non sei cool.” Io penso il contrario, per fortuna non sono costretto ad uniformarmi a nessuno, non sarà ricordato nel mondo della fotografia che conta, poco importa.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Io penso che ognuno di noi ha un proprio percorso di crescita, nessuno nasce già fotografo, poi può esserci chi è più preposto a fare determinate cose ma l’esperienza è un aspetto fondamentale nel mondo fotografico. La classica gavetta la devono fare tutti. Quindi anche io ho fatto le mie prime esperienze con una piccola reflex e con uscite tra amici, poi pian piano ho iniziato a frequentare dei corsi di fotografia ed ad affiancare fotografi più bravi di me dalla quale ho cercato di apprendere i segreti più importanti. Il costante studio e la ricerca del miglioramento mi hanno portato a raggiungere il livello a cui sono arrivato oggi ma non mi accontento assolutamente, c’è ancora tantissimo da fare ed imparare ogni giorno.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
Tante sono le difficoltà che un fotografo amatoriale può incontrare nel suo percorso di crescita. Ricordo bene le fasi di abbattimento psicologico per i risultati che tardavano ad arrivare, gli insuccessi dovuti alla voglia di voler prevalere per forza, la dura realtà di doversi confrontare con persone più brave di te e con possibilità economiche molto più grandi delle tue. Si c’è anche l’aspetto economico, anche se per fare una foto bella non serve l’attrezzatura di ultimo grido tecnologico ma come si dice brutalmente, serve il manico, un fotografo paesaggista ha bisogno di muoversi e scoprire sempre nuovi posti e per questo servono tante risorse finanziarie che purtroppo non tutti hanno a disposizione. Ma nessuna disperazione, molte volte le cose belle sono molto più vicine di quello che si pensi, non serve per forza andare in Islanda per fare un ottimo paesaggio, forse li è più facile per tutti, ma la sfida è rendere stupenda anche una cosa che magari non lo è, e qui non è cosa per tutti.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Non c’è un’esperienza particolare ma tante piccole esperienze che mi hanno permesso di immagazzinare il Know How che ho oggi. I viaggi fotografici sono un’esperienza importante dove conosci persone nuove, ti confronti con esse e con i loro modi diversi di vivere la fotografia. Poi di fondamentale importanza è stato senza alcun dubbio l’aver incontrato sulla mia strada tanti amici e bravi fotografi con cui ho condiviso splendidi momenti. L’esperienza più grande però è data dagli insuccessi che ho avuto, dalle uscite a vuoto, dalle foto sbagliate, dal tempo perso ad inseguire cose irraggiungibili, non c’è esperienza migliore della sconfitta e dell’insuccesso, penso che solo da queste si possano gettare le basi per diventare qualcuno. Se pensi di essere già un bravo fotografo appena hai comprato una reflex, per me sei già finito prima di iniziare.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Tanta pazienza e tanta preparazione ed un pizzico di pazzia. Puoi fare anche uno scatto bello dal finestrino dell’auto ma non sarai mai un fotografo. Puoi fare uno scatto bello in un’alba fantastica ma se non hai le basi e la costanza, ti fermerai li. Lo scatto perfetto va ricercato, va studiato, va preparato, nulla deve essere lasciato al caso. Poi c’è sempre la variabile meteo ma per quella ormai mi sono messo il cuore in pace, ma se non hai costanza e voglia di sacrificarti, nessuno ti regalerà mai uno scatto da sogno. A volte mi dicono: “bello questo scatto ma che fortuna, guarda che luce e che cielo”; e no! Non ci sto! Non ci sto perché magari non sanno che per avere quello scatto ho seguito le previsioni meteo per 10 giorni, magari ho guidato 700 km di fila nella notte senza dormire, magari ho perso 3 ore a cercare su google earth il punto migliore da dove scattare e magari decine di volte son tornato a casa anche senza una foto decente. La preparazione poi è fondamentale e vi racconto questo aneddoto : Volevo andare in Islanda ormai da molto tempo, ma ho aspettato ben 2 anni prima di andarci, perché? perché non ero pronto a dominare quello che avevo davanti. Quando mi sono sentito pronto ci sono andato e nonostante tutto ho faticato parecchio e non sempre sono stato all’altezza. Andreste mai a sfidare Valentino Rossi al Mugello avendo preso la patente per la moto 2 mesi prima? Non vi basta avere la stessa moto, credetemi.
Cosa ha influenzato il tuo stile?
Non so se posso dire di avere uno stile tutto mio, non ho regole fisse o schemi mentali. Come dicevo in precedenza non mi piacciono i progetti ne tantomeno gli stili, sono in continuo cambiamento, difficile vedere una mia foto e dire “ok questa è di maurizio”. Può essere uno svantaggio, ma non ho la presunzione di dire che ho un mio stile ben preciso e distinto, magari un giorno ci arriverò se mai vorrò cercarlo.
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
Tutti e nessuno, forse come detto in precedenza, l’aspetto economico, si fa fatica ad investire su attrezzatura e viaggi fotografici, per il resto è tutto nelle mie mani o meglio nel mio dito. I problemi li posso risolvere o creare da solo.
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
Quello che può raccontarti un fotografo paesaggista è superabile solo da quello che può raccontarti un inviato di guerra o ritrattista nel deserto. Nelle uscite fotografiche può succedere sempre di tutto, si sta quasi sempre isolati dal mondo o in cima a qualche montagna, quindi ve ne elenco alcuni simpatici ed altri meno:
1) Vedere un fotografo cadere da una cascata giacchiata al Kirkjufell in islanda e ripescarlo come un baccalà;
2) Dover scattare in tuta e scarpe da tennis sulla spiaggia di Jokulsarlon in islanda (con 2° di temperatura), perché ti hanno perso la valigia all’aeroporto e venire investiti da un’onda di ghiaccio già al primo scatto;
3) Raccogliere un tuo amico caduto in un lago quasi ghiacciato nel parco di Plitvice in Croazia e poi farlo camminare bagnato per altri 10 km.
e l’ultima la più classica e drammatica, non ve la posso raccontare per pudore, se qualcuno ha la curiosità di saperla mi scriva in privato su facebook.
Quanto è importante oggi la fase post produzione nella realizzazione di un’immagine;
La fase di post produzione oggi è fondamentale per la realizzazione di un’ottima fotografia di paesaggio, ma senza un ottimo scatto di partenza il discorso post salta tutto, è più che altro inutile. Le cose sono complementari e non prescindono una dall’altra, poi ci sono foto che non necessitano di tanti ritocchi e invece altre che necessitano di interventi più importanti (vedasi doppie, triple esposizioni) ma il discorso cambia poco. E’ uno dei temi più inflazionati della storia recente della fotografia, quello che genera più liti e guerre fratricide tra i vari pseudo fotografi amatoriali e pseudo fotografi professionisti, tra i puristi e i disegnatori. Viva la libertà, ognuno faccia un attimino ciò che vuole, basta saper dire la verità alla realtà dei fatti. Non dovendo rendere conto a nessuno, mi piace essere libero di fare tutto ciò che voglio, se sarò stato bravo verrò apprezzato per questo, in caso contrario, vado poco a pranzo a casa degli altri, quindi a voi le conclusioni….
Ringrazio tutto lo staff dell’Associazione Nazionale Domiad Photo Network ed in particolare Domenico Addotta per la possibilità concessami.
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