Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 65° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Daniele Mercadante, buona lettura.
Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
Daniele Mercadante, 36 anni, nato a Lecce e ritornato a vivere a Lecce nel mio paese, Acquarica di Lecce, dopo tredici anni passati a Torino tra studi e lavoro. Ingegnere informatico e sempre interessato al mondo e alla opportunità del web, web come conoscenza e condivisione. A Torino ho comprato la prima fotocamera compatta e nel 2010 la prima reflex che ancora adesso uso con molta cura e attenzione.
Da piccolo cosa sognavi di fare?
Da piccolo sognavo di volare e di fare il pilota di aerei; ogni qual volta passava un aereo da sopra casa, mi affacciavo ad uscire a vederli. Invece poi ho seguito la strada dal web.
La prima foto che hai scattato?
La prima foto è stata scattata durante una gita scolastica nell’oasi naturale Le Cesine, oasi che resta sempre una delle mete preferite dove andare e scattare.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché ?
A Torino ho avuto la possibilità di visitare diverse mostre fotografiche dei grandi della Magnum; emi è piaciuta la fotografia di Robert Capa con il suo modo di scattare e di essere vicino al soggetto fotografato. Per uno che come me ama il suo territorio, le fotografie di Fernando Scianna nella sua Sicilia sono un ottimo spunto per realizzare progetti e avvicinarsi alla fotografia che parla delle tradizioni e dei costumi del territorio.
Cosa non è per te la fotografia ?
La fotografia non è una corsa: una corsa a comprare l’ultimo modello di macchina, una corsa a trovare un posto non fotografato da altri, una corsa a pubblicare subito sui social l’ultimo scatto. La fotografia è riflessione e ha bisogno del suo tempo.
Qual e` la sfida di ogni scatto?
La sfida in ogni scatto è saper leggere il soggetto, ricercare le sue sfumature e i suoi particolari che emozionano e comunicano sensazioni. La sfida è vinta quando chi guarda le mie foto percepisce le emozioni catturate e soprattutto riesce a tirare fuori nuove sensazioni.
Mi piace coinvolgere amici e conoscenti nell’interpretare i miei scatti con un proprio pensiero scritto da se o con un pensiero tratto da una canzone o da un’opera letteraria.
Che cos’è la curiosità?
La curiosità è ricerca, osservazione e pensiero. Ricercare un soggetto, osservarlo e pensarlo nella tua idea di fotografia.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Mi piacerebbe fotografare le popolazioni che vivono la vita con semplicità, lontano da quello che noi chiamiamo modernità. A volte quando rivedo le foto in bianco e nero del passato, mi piacerebbe essere li con una fotocamera di quel tempo a girare per paesi e campagne a raccontare la vita rurale e semplice che si viveva, riflettere sui costumi e sulle consuetudini.
Qual è il tuo prossimo progetto?
Il mio prossimo progetto è di continuare ancora a lavorare sul mio progetto attuale: Essere senza tempo. Il progetto vuole parlare dell’idea di tempo, il tempo che cambia e disegno del paesaggio, il tempo scandito dalla onde del mare e dal vento. Chi vede lo scatto deve decidere in quale tempo inserire il soggetto, deve essere lui a descrivere il tempo e viverlo con le sensazioni che percepisce.
Mi piacerebbe realizzare un libro con i miei scatti e i pensieri scritti e scelti da chi vede le fotografie.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Vivere la fotografia a Torino è stato un buon inizio, una città dove si vive la fotografia in tutte le sue forme; mi sono confrontato con professionisti e appassionati su generi che per me non erano noti come la street photography (dopo tanti anni mi sono avvicinato di recente all’approccio della fotografia che racconta scene quotidiane) e la fotografia concettuale.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
La difficoltà principale è stata il non confrontarsi con gli altri, inizialmente lo facevo poco anche perché non conoscevo tanti appassionati di fotografia. Il primo approccio verso un confronto sono stati i diversi forum e siti web dedicati alla fotografia. Mi sono sempre messo in discussione, con determinazione mi sono confrontato con gli altri, non mi sono spaventano di fare brutte figure ai concorsi locali; visitare mostre, leggere libri dei grandi maestri, guardare film, tutte attività che mi hanno aiutato tanto a cambiare il mio modo di fotografare.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Ritornare a vivere nel mio paese mi ha dato la possibilità di dedicare più tempo alla fotografia, di provare e riprovare scatti e tecniche fino a quando non ho capito che per ottenere una bella foto era necessario partire dalla composizione. Di decisivo c’è stato anche il mio amico Angelo con cui abbiamo seguito gli stessi passi e lo stesso approccio fotografico, ci confrontiamo ogni giorno e lui critica le mie foto e io le sue. Ho incontrato tanti appassionati di fotografia molto bravi nei concorsi fotografici locali, li ringrazio tutti per la condivisione e gli scambi avuti. Tra le esperienze decisive ci sono anche gli appassionati e i professionisti conosciuti sui forum sia nazionali che locali.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Per cogliere l’attimo giusto ci vuole, per il mio modo di vedere e affrontare i problemi, un metodo scientifico basato principalmente sull’osservazione e sulla riflessione.
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
La persona e il soggetto devono essere a loro agio ed esprimere con serenità la propria personalità.
Cosa ha influenzato il tuo stile?
Credo che il mio stile sia un mix di tanti fotografi e maestri che ho osservato e studiato; sicuramente anche il territorio e l’ambiente dove vivo hanno influenzato il mio stile, portando la solarità in tutti gli scatti.
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
Un problema è la possibilità di non poter sempre viaggiare o di percorrere un vasto territorio ricco di testimonianze interessanti per i propri progetti fotografici.
Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
Un aneddoto? Trovare altri appassionati che realizzano un scatto uguale al tuo e quando lo vedi la prima volta rimani lì fermo a guardarlo pensando che sia il tuo.
Oppure quando amici hanno creato gran parte del loro album delle nozze con i miei scatti da invitato invece che con quelli del professionista.
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