Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 86° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Francesco Verolino, buona lettura.
Francesco Verolino, 49 anni, napoletano, imprenditore e fotografo, sposato, un figlio.
Una laurea in economia, un passato da consulente aziendale in finanza, oggi founder di www.scout-location.com, start up nel turismo fotografico.
Per amore della fotografia, reporter e viaggiatore. Tra le mete più interessanti Australia, Islanda, Iran e nel remoto Piccolo Tibet Indiano.
Da piccolo cosa sognavi di fare?
Da piccolo sognavo di essere ricco, da giovane ho provato ad esserlo e forse ci sono riuscito, da adulto ho capito che la ricchezza non ha legame con i soldi e che la felicità appartiene a chi da valore alle cose veramente importanti della vita: i legami personali, le passioni, essere se stessi.
La prima foto che hai scattato?
Rubavo la macchina a mio padre, oramai 35 anni fa, scattavo foto a tutto. Quando ho iniziato a viaggiare impazzivo per le persone.
Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?
Amo lo stile antropologico e gli studi sull’umanità di McCurry.
Ma l’ispirazione fotografica maggiore è quella di Manny Librodo. Ritratti ravvicinati con focali aperte, un utilizzo di photoshop evolutissimo ma non invadente. Provocatorio al punto giusto. Moderno. Non stanca.
Phil Borges è il terzo. Mi piace moltissimo lo stile, in contrapposizione con quello di Manny Librodo. Tende all’ambientato desaturato, uno stile molto personale.
Cosa non è per te la fotografia ?
La macchina fotografica e le lenti. Sbaglia chi pensa che l’attrezzatura faccia il fotografo. La tendenza all’ipertecnicismo è sbagliata perché copre i sentimenti, chiude l’occhio da narratore che ogni fotografo dovrebbe avere.
Qual e` la sfida di ogni scatto?
Raccontare, raccontare, raccontare. Odio il glamour. Quando non viaggio amo fotografare donne, raccontare le loro storie, il loro carattere, le loro esperienze. Questo sarà il punto di studio del mio futuro.
Che cos’e` la curiosita`?
La curiosità è il motore dell’evoluzione. E’ uno degli elementi che più o meno tutti noi abbiamo. Ci toglie equilibrio, ci spinge avanti a cercare. Senza curiosità il mondo sarebbe piatto.
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Vorrei partire per un anno. Girare tutti i Paesi Asiatici Sri Lanka, India, Nepal, Birmania.
Più che cosa fotografare è il come fotografare. Mi piacerebbe pensare solo alla fotografia.
Qual e` il tuo prossimo progetto?
Il mio prossimo progetto è l’evoluzione del mio progetto attuale. Sono il fondatore di www.scout-location.com una piattaforma internet che permette l’incontro tra domanda e offerta di servizi fotografici.
E’ incentrato sulla fotografia di viaggio e sui viaggiatori. Questo mi allontana per un momento dai progetti fotografici e mi avvicina ai progetti per la fotografia.
Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Credo, sinceramente di essere all’inizio. Molto all’inizio. Nel senso che la ricerca di un proprio stile definito nasce da un aspetto interiore. Maggiore è la sensibilità verso le mie esigenze creative e di comunicazione, maggiori sono i passi in avanti.
Fino ad ora ho letto fotografie di tantissimi autori, ho viaggiato con alcuni, mi sono confrontato con “fotografi” con la F maiuscola. Cioè con gente veramente brava, per conoscere i loro punti di vista. Tutti danno qualche cosa.
L’approccio che ho usato fino ad ora è quello dell’apertura mentale. Tutti danno qualche cosa, anche i meno bravi.
Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
Fino a un anno fa, il tempo. Avevo poco tempo da dedicare alla fotografia. Questo è un grandissimo limite.
Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Un viaggio nel piccolo tibet indiano, fatto per esigenze non fotografiche ma personali. Ho capito tanto di me stesso in quel viaggio. Mi ha fatto leggere dentro di me. Nulla di trascendentale ma mi sono chiesto a cosa avevo rinunciato fino ai miei 48 anni e a cosa non ero disposto più a rinunciare. Da qui è iniziato il mio percorso.
Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Intuito, avere la predisposizione a sentire quando arriva. Prepararsi in modo maniacale, sapendo che arriva. Nelle foto di street è come essere un pescatore, ti apposti e aspetti.
Con la fotografia è la stessa cosa. Scegli e prepari la scena, prepari la macchina fotografica e poi devi aspettare gli attori.
Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Intimo. Amo ritrarre con grandangoli 24 e 35. Devo essere vicino.
Mi piace farli parlare e ascoltarli. Mi devono cose profonde e io le devo sentire. Se è così funziona per tutti e due. Certamente è un dialogo, meglio se dimenticano la macchina fotografica.
Cosa ha influenzato il tuo stile?
Mio nonno. E’ stato un pittore famoso napoletano. Lui non faceva mai ritratti, preferiva i paesaggi. Ne ha fatti tre a suoi familiari. Mi diceva sempre che non poteva far ritratti a chi non conosceva.
Serve un sentimento per ritrarre. La mia fotografia oggi è la trasposizione di questo concetto, nell’era del digitale e di photoshop. Nell’era della velocità.
Mi sono allenato a sentire. Non tutti i modelli comunicano, ma chi lo fa è speciale. Quelli sono gli scatti che preferisco e, di solito, utilizzo.
Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
Facebook e la diffidenza. Ci esponiamo su facebook continuamente, ma tra di noi siamo diffidenti. Questo certamente è un problema italiano, nel senso che le condizioni ambientali in Italia comprimono le opportunità e inaspriscono le relazioni.
Nei Paesi in via di sviluppo la predisposizione a farsi fotografare è certamente superiore, per questo molti partono.
I Miei Link
www.scout-location.com
www.francescoverolino.com