Cari lettori, abbiamo il piacere di inaugurare la nostra nuova rubrica settimanale “Racconti Fotografici“. Quello che leggete qui è il numero zero, ogni lunedì della settimana intervisteremo un fotografo per farci raccontare la “sua fotografia” e quindi condividere con tutti voi le sue esperienze, consigli, cusiorità. L’obiettivo di “Racconti Fotografici” è quindi di raccontare attraverso la voce dei fotografi professionisti e fotoamatori evoluti la loro crescita.
Oggi abbiamo il piacere di intervistare Luca Benini. Buona Lettura 😉
Farmacista di professione e fotografo per passione, ho iniziato a fotografare con la pellicola durante le vacanze estive in Crozia con la famiglia. Dopo questo periodo ho abbandonato la fotografia per ritrovarla 6 anni fa durante i week end fuori porta in Toscana. Da quel momento non l’ho più lasciata e ho iniziato ad approfondire tramite libri e tutorial la tecnica e la teoria.
Una delle prime foto in digitale è invece anche una delle mie foto più riuscite, un paesaggio toscano ripreso con un teleobiettivo con cui ho vinto un concorso qualche anno fa.
Da quando li ho conosciuti le mie fonti di ispirazione sono stati i fotografi contemporanei americani come Adamus, Gore, Noriega. Ciò che mi ha fatto innamorare di loro sono le atmosfere e le emozioni che i loro scatti ti fanno provare, la loro capacità di farti sentire all’interno della scena come se la vivessi in prima persona.
Per me la fotografia non è regole, paletti e categorie. La fotografia, per come la vivo io, non è documentazione o rappresentazione geografica delle cose, ma è interpretazione ed emozione.
Il mio unico obiettivo quando scatto è riuscire a trasmettere qualcosa all’osservatore, farlo sentire parte della scena, il profumo del mare durante una mareggiata, il freddo di un paesaggio innevato o il calore dell’ultima luce al tramonto.. le poche volte in cui riesco a trasmettere questo raggiungo l’obiettivo che mi ero prefissato.
La curiosità è alla base di questa passione, la curiosità di visitare posti nuovi, la curiosità di scoprire e apprendere sempre tecniche nuove, senza curiosità probabilmente scatterei ancora le fotografie che scattavo 6 anni fa!
Non ho un posto o qualcosa che svetta rispetto ad altri, ci sono tantissimi posti che vorrei visitare, alcuni molto inflazionati altri meno, ma questo secondo me non rappresenta un problema perché ognuno interpreta un luogo a suo modo. Il suo vissuto e le sue esperienze lo portano per forza di cose a vederlo in modo diverso, come disse con parole diverse un grandissimo della fotografia non si va a fotografare un luogo, ma si cerca di raccontare qualcosa di se stessi attraverso di esso. La fotografia come la pittura e tutte le altri arti in generale sono una scusa, un mezzo per raccontare, stupire, indignare, emozionare l’osservatore.
Non ho progetti, non mi piace programmare le cose, di sicuro qualche viaggio e lo studio di nuove tecniche.
Una tappa fondamentale è stata la scoperta di photoshop e delle sue potenzialità, questo periodo mi ha aperto un mondo che fino ad allora mi era completamente sconosciuto ed è stato amore a prima vista, in questo frangente ho scoperto Adamus e tutti gli altri artisti che mi avrebbero poi ispirato.
La difficoltà più grande che continuo ad incontrare è il bisogno della gente di catalogare qualsiasi cosa in compartimenti stagni e la diffidenza rispetto alla manipolazione e post produzione delle foto. Personalmente penso che questo sia una cultura superata, nel 2016 le idee ed i cambiamenti corrono veloci, non esistono più etichette o recinti, ci si fa influenzare da altre discipline e ci si evolve. L’importante è raccogliere sempre le nuove sfide e non smettere mai di sperimentare ed imparare cose nuove.
L’importante è focalizzare quale è il tuo e poi perseverare fino a che non l’hai colto o per lo meno non ti sei avvicinato il più possibile.
I soggetti che ritraggo non sono che un input, uno spunto per raccontare qualcosa, si inizia da qualcosa di molto reale, qualcosa che ti colpisce o che evoca dei ricordi per poi estraniarsi dalla realtà e dare libero sfogo alla creatività.
Musicisti come Debussy e Chopin hanno invece cambiato il mio approccio emotivo riguardo la realtà, molti dei miei paesaggi nascono dal pianoforte e dalle atmosfere che riesce ad evocare.
I problemi sono solo forme mentali, oggi abbiamo strumenti in grado di permetterci qualsiasi cosa, possiamo viaggiare e fotografare ovunque, possiamo conoscere e studiare qualsiasi cosa. L’unico limite è dato da noi stessi e dai nostri obiettivi. La cosa più importante è fare le cose per se stessi e non per gli altri, ci sarà sempre qualcuno che ti dirà come devi fare quella foto o come non devi farla, rimanere fedeli a se stessi e continuare a crescere è fondamentale.
FanPage Ufficiale: Luca Benini Photography